"Scelta Civica non ha votato la mozione sulle nomine nelle società partecipate
dal Tesoro. Si tratta di una scelta difficile e sofferta, che si è resa
necessaria perché su due punti per noi essenziali il Pd e il Pdl si sono
dimostrati totalmente indisponibili a valutare e accogliere le nostre proposte:
il divieto per gli ex parlamentari di essere nominati in società partecipate
prima di un anno dalla scadenza del mandato e il limite di tre mandati per chi
viene nominato dal Tesoro". Questo è un comunicato stampa di due giorni fa di Gianluca Susta, presidente dei senatori di Scelta Civica, il costituendo partito guidato dall'ex premier Mario Monti. Ecco, una dichiarazione chiara come questa conferma una tendenza sottotraccia poco colta dalla quotidiana analisi della politica di palazzo: il movimento più tentato, responsabilmente ma per certi versi inesorabilmente, dallo sfilarsi presto dalla maggioranza di governo è proprio Scelta civica: sarebbe l'ideale politicamente e forse conveniente dal punto di vista della raccolta del consenso, per Scelta civica, incalzare il governo da una posizione più defilata, se non di opposizione, di appoggio esterno.