Un po’ di cultura anglosassone per un’Italia più aperta

"Innanzitutto non sarà un partito, né un movimento politico. Ma un'associazione aperta, più precisamente un think tank: l'ambizione è di replicare in Italia quello che negli Usa fa l'«Heritage foundation». Si chiama «Italia Aperta»…"

via www.ilsole24ore.com

Ecco, non lo dice soltanto Matteo Renzi, quando conversando con Claudio Cerasa sul Foglio quotidiano si propone come nuovo Tony Blair, lo pensano in molti: l'Italia ha bisogno di iniezioni cospiscue di strumenti anglosassoni, cioè tendenzialmente liberali.

Per esempio, i think tank. Ne stanno nascendo da tempo ed è bene che sia così. E' giusto che quello delle idee diventi anche un mercato, con protagonisti che si cercano le risorse, le idee e i casi di successo. In proprio. Vedi il Bruno Leoni, Italia futura, ma anche l'Arel eccetera eccetera.

Ecco, uno strumento, anzi un metodo, anglosassone dimenticato spesso qui da noi è quello teso alla verifica delle politiche – siamo un paese senza dati di fatto – al giudizio sui comportamenti rispetto alle premesse/promesse, alla continua vigilanza sulla coerenza delle decisioni rispetto alle cornici ideali che si intendono prospettare.

Per questo motivo non è soltanto meritorio, ma è anche e soprattutto originale il tentativo di Alessandro De Nicola: dar vita a un pensatoio, Italia Aperta ("La libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica"), che "si propone di monitorare e seguire le politiche nazionali, regionali, provinciali e comunali concrete assegnando loro un voto in 'pagella': un vero e proprio strumento di aggregazione e visibilità per i liberali e di affinamento delle idee liberali nel nostro Paese". E già anche soltanto per l'utilizzo del termine "liberale" con fierezza è meritoria l'iniziativa di De Nicola.

Buon lavoro, il nostro paese ne ha bisogno.

Ecco la presentazione di Italia Aperta in un articolo del Sole 24 Ore: Italia aperta, «casa» per tutti i liberali.

Un paese senza dati di fatto

  • Maria |

    Penso sia meglio parlare direttamente di “più cultura liberale”, perché questa non è prerogativa del mondo “anglosassone”, né tanto meno l’Italia ne è sprovvista. Bisogna ricercarla e rafforzarla. E sconfortante continuare a sentire che l’Italia ha un’anima reazionaria. È sconfortante prima di tutto dei liberali. Penso che sia più positivo sottolineare gli aspetti liberali già presenti.

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