Nel telefonino di D’Alema un’offerta (velatamente minacciosa) per Renzi

L'intervista del giorno 6 luglio 2013 è quella dell'Unità a Massimo D'Alema, anche se pure quella a Gianni Cuperlo di Left potrebbe attirare l'attenzione (magari ci torniamo). Però D'Alema è D'Alema, decrittarlo è (dilettantesco) piacere imperdibile. Già dal titolo si capisce che mai come ora D'Alema, almeno nelle sue intenzioni, pare tutt'altro che rottamato: "Voto lontano, ora ci serve un segretario". Chiaro, ultimativo, perfino un po' (troppo?) presidenziale.

"L'umore è buono quando parla di Italianieuropei", scrive l'intervistatore Simone Collini. E come dargli torto. Vuoi mettere fare politica dal vertice di una Fondazione piuttosto che nella bagarre parlamentar-partitica… Il messaggio per Renzi è dalemianamente chiarissimo: "Un premier ce l'abbiamo e non siamo in campagna elettorale. Mi pare un concetto su cui non credo si possa aprire un grande dibattito". Dunque, dice D'Alema a Renzi, se vuoi ti candidi alla guida del Pd. E "poi vediamo". Anche perché "allo stato indubbiamente il leader più forte, più popolare è Renzi, ma non sappiamo quando si voterà…".

Insomma, lascia intendere D'Alema, tante cose possono succedere da qui al voto e intanto "un premier ce l'abbiamo" (occhio, Matteo, che scegliamo Enrico, manda a dire Max). Ma se ancora non si fosse capito che quella di D'Alema è un'intervista su Renzi, ecco la chiosa: "Insisto: a mio parere chiunque si candidi lo deve fare per svolgere il ruolo di segretario, non per fare il candidato premier di elezioni che non sono dietro l'angolo". Ergo, Renzi è bene che non si candidi neanche alla segreteria.

Certo, poi c'è anche il Pdl irresponsabile, lo statuto del Pd, la fondazione che si allarga, ma sempre lì si torna: "L'unico che parla sempre di Renzi è Renzi, per la verità". Per la verità non pare proprio, vista anche questa intervista: alla domanda successiva si parla di una norma che giustamente Renzi chiese di cancellare, poi si ritorna sull'idea che se vuole fare vita di partito può concorrere, e ancora si racconta di Renzi e del gioco del piccione: "Ma quale piccione. Lui ha la potenza comunicativa di un bombardiere americano".

Sì, ma vi sentite?, chiede l'intervistatore. E qui viene il capolavoro dalemiano: "Abbiamo un dialogo che non si è interrotto. Ecco, qui sul telefonino ho un carteggio che resterà per la storia, se qualcuno sarà interessato". Come dire, ho le prove, se qualcuno vorrà cercarle.

Però, dai, almeno le ultime due risposte non citeranno Renzi neanche indirettamente… E invece no. "Avrà i suoi sostenitori, per convinzione o per convenienza". Ma nell'ultima? Neanche. Domanda: "Sarebbe più agevole aspettare le primarie per la premiership?". Risposta: "Sarebbe sostenuto da tutti, avrebbe una grandissima forza dietro. Decida lui. A 38 anni non si è più ragazzi e non si è piccioni. Si è una persona adulta in grado di prendere da sola le sue decisioni, che attenderemo con rispetto". Plurale maiestatis, velatamente minaccioso, ma a suo modo chiarissimo: se Renzi aspetta e accetta il patto con Gianni Cuperlo segretario, poi… "poi vediamo".

Ma ovviamente l'unico che parla sempre di Renzi è Renzi.