In estrema sintesi: Renzi e Monti di qua, Letta e D’Alema di la’

Che il centrosinistra, comunque la si metta, con tutte le sue divisioni, ossessioni e manie di autodistruzione, con contorno di tafazzismi vari, goda alla fine di miglior salute, soprattutto in prospettiva, rispetto al centrodestra lo dimostra anche il fiorire di alternative, di schemi, giochi e scenari politici possibili. Per non parlare del numero di aspiranti leader o premier, comunque superiore a uno.

Per esempio, negli ultimi tempi si confrontano all'interno dell'area che fu dell'Unione, con le appendici grilline e centriste, almeno tre diversi progetti di alleanze possibili.

Il primo fronte, il più battagliero, il meno convinto delle capacità riformatrici e risolutive delle larghe intese così come sono ora, agisce sotto traccia e non solo, e nasce dall'intesa non proclamata ma in fondo già attuata tra Matteo Renzi e Mario Monti – quasi affinità elettive – tra il Pd a trazione rottamatrice e riformatrice e la Scelta civica a trazione laico-riformista.

Monti ha bisogno di Renzi per rifarsi una popolarità politica e per ringiovanire il suo movimento appena nato ma già un po' stanco. Renzi ha bisogno di Monti per girare l'Europa con un di più di attenzione da parte delle varie cancellerie e per rassicurare mercati e alleati che rottamare sì, ma con giudizio e responsabilità contabile.

Questa intesa sotterranea si sta inoltre allargando a sinistra grazie al continuo incalzare renziano nei confronti del governo e alle rivisitate idee di politica economica che il team del sindaco di Firenze sta facendo circolare da un po' di tempo: meno Blair, più lil-lab.

Il secondo progetto politico, incarnato da Gianni Cuperlo candidato alla segreteria del Pd, vede invece (involontariamente?) alleati Enrico Letta, Massimo D'Alema e la parte più tradizionale del Pd, con qualche propagine democristian-centrista che, almeno fino a quando c'è Silvio Berlusconi in campo dall'altra parte, preferisce lo status quo e semmai un alleanza di centro-sinistra il più tradizionale possibile, tenendo però sempre un occhio sul cantiere "popolare" a destra. Del resto le sorti future di montiani e casiniani appaiono distanziarsi da tempo.

Questo fronte vuole un segretario democratico tutto dedito al partito ma non concorrente alla premiership, perché – come dice D'Alema – un premier il Pd ce l'ha già. Questa ipotesi di alleanza tiene inoltre aperta la porta del Colle per l'ex presidente del Consiglio, che ha appena rifondato Italianieuropei come associazione, ma guai a chiamarla corrente. E tiene aperta la porta del Quirinale, la prossima volta, visto che un premier il Pd ce l'ha già, ma viene dalla tradizione post dc. Dunque al Colle, quando sarà il momento, meglio rivada un ex Pci, è il ragionamento.

Il terzo scenario è quello più movimentista, grillino, radicale, non nel senso pannelliano, e forse anche meno probabile e più velleitario, anche se esponenti di questa tendenza riescono spesso a imporsi alle Amministrative, vedi l'ultimo caso di Ignazio Marino.

E' il fronte di chi vuole un'alleanza più marcatamente di sinistra doc (c'è qualcosa dell'ex ministro Fabrizio Barca), puntando su spezzoni del Movimento 5 Stelle o comunque sul sottrarre voti e consensi al partito di Beppe Grillo, in alleanza con Sel e con un'offerta politica dichiaratamente di sinistra radicale, non nel senso pannelliano del termine.

Su questo fronte agiscono anche politici meno prevedibili come Pippo Civati, esponenti cioè capaci di agire nel Pd anche come fossero fuori dal Pd (in fondo in questo hanno qualcosa di renziano). Esistono inoltre pontieri sia con il mondo di Renzi sia con quello di Letta-D'Alema.