L’imposta sul valore aggiunto dell’iniziativa di Letta

Perché Enrico Letta ha lasciato che l'aliquota dell'Iva salisse dando così a Berlusconi un pretesto per far dimettere i ministri su una questione di tasse (tema, come si sa, molto elettorale) e non sul (per lui vero) problema della decadenza da senatore?

La domanda ronzava in più di una testa fin dal primo minuto dopo la nota con cui il leader del Pdl chiedeva ai suoi ministri di dimettersi. In fondo, come ha detto il ministro Fabrizio Saccomanni al Sole 24 ore di domenica 29 settembre, il decreto era pronto, le coperture trovate, ma invece… invece si è preferito andare prima al chiarimento politico, ponendo la fiducia sul governo e non su un provvedimento specifico, come qualcuno ipotizzava, lasciando dunque che l'Iva aumentasse automaticamente, come peraltro previsto da un processo legislativo avviato dall'ultimo governo Berlusconi e modificato dall'esecutivo guidato da Mario Monti. 

Stasera, ascoltando Letta intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, una risposta è arrivata. Il presidente del Consiglio intende usare l'Iva come strumento per separare il grano dal loglio del Pdl diversamente berlusconiano. A precisa domanda, Letta non ha risposto che l'aumento dell'Iva potrà prima o poi essere cancellato, con il decreto già pronto, ma ha soltanto spiegato che l'intento del governo è quello di giungere a una razionalizzazione delle aliquote dell'imposta sul valore aggiunto. Strano, no? Poche ore prima Silvio Berlusconi si era addirittura detto pronto a votare legge di stabilità e stop all'aumento dell'Iva e poche ore dopo Letta toglie dal tavolo della trattativa lo stop all'aumento dell'Iva.

E' il segno – come lo stesso Letta ha spiegato – che il presidente del Consiglio non intende più assecondare le richieste più "particulari" del Pdl berlusconiano, non intende più nemmeno apparire succube del continuo stop and go per do ut des del centrodestra, ma vuole, assumendosi la responsabilità di dire che l'Iva va riformata ma l'aliquota ormai non è più tema di trattativa, selezionare la sua nuova maggioranza separando la parte del Pdl che ritiene più responsabile e meno "ricattatoria" dall'altra. 

Evidentemente Letta ha ritenuto che, per diverse ragioni, fosse più responsabile per il governo ottenere da una parte il rialzo dell'Iva per mettere in sicurezza i conti del breve periodo e rassicurare Europa e mercati in una fase di nuova instabilità e dall'altra andare a vedere davvero, più che il bluff del Pdl (anche perché di bluff non si tratta: Berlusconi vuole davvero le elezioni e da tempo), chi è intenzionato, nel centrodestra, a sostenere responsabilmente (e non solo a fini meramente tattico-elettoral-berlusconiani) l'esecutivo.

Così Letta stasera ha chiuso i margini di trattativa con Berlusconi e il suo cerchio (il recente passato consiglia cautela nel definirlo "ristretto", il medesimo suo cerchio), tenendo aperto il dialogo con il resto del Pdl e rafforzando la sua immagine in fatto di autonomia decisionale e di decisionismo politico (cosa che gli può certo tornare utile anche in caso di primarie ed elezioni).

Del resto è stato lo stesso Letta ad ammettere da Fazio che forse il suo errore è stato quello di essere troppo paziente.