"Il governo Letta gestirà il semestre di presidenza europea…". Ecco, dal confronto tra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati di ieri sera a Sky è emersa una novità, non è ancora una certezza, forse, ma è una buona e sempre più forte possibilità. Matteo Renzi non intende ostacolare né interrompere il lavoro del governo Letta, che comunque cambierà almeno in termini di maggioranza, forse anche di qualche persona, con il passaggio parlamentare del dopo primarie dell'8 dicembre. E non intende ostacolarlo dandogli un altro anno, anno e mezzo di tempo per fare le riforme che dopo l'8 dicembre lo stesso Renzi chiederà forte e chiaro dal vertice del suo partito, il Pd.
Del resto, se non è proprio un patto siglato, l'accordo tra Renzi e Letta potrebbe essere questo: Letta governa fino alla primavera del 2015, intanto il clamore berlusconiano post decadenza depone le polveri e la nuova Forza Italia cala via via nei consensi, magari dopo un ultimo botto alle Europee; nel frattempo Renzi conquista il partito e lo (ri)plasma secondo la sua visione.
Alle elezioni del 2015 il centrosinistra arriva con un leader nuovo da lanciare nella corsa a Palazzo Chigi e una "riserva della democrazia" da spendere come ministro forte del nuovo esecutivo, ovviamente vittoria elettorale permettendo, mentre l'età anagrafica del suddetto ministro forte si avvicina vieppiù alla soglia da superare per essere eletti presidenti della Repubblica. (Enrico Letta è del 1966, per essere eletti al Quirinale bisogna avere 50 anni). Insomma, il tutto ci potrebbe stare.
Resta da vedere la cosa principale: il programma (e c'è da giurare che dopo l'8 dicembre Renzi ne scriverà gran parte, del programma del ri-governo Letta s'intende).
Su quest'ultimo punto (e non solo) il più chiaro nel confronto di ieri sera è stato Pippo Civati: se si vogliono fare intese allargate, bisogna fare come in Germania, cioè un bel contratto di coalizione con i temi e le proposte ben dettagliate e i tempi ben scadenzati delle cose da fare subito o almeno il prima possibile.
Ps. Civati, a dire di quasi tutti i "sondaggi on line" e osservando i social network, è stato il vincitore del dibattito di ieri sera. Certo, è anche vero che Civati è appunto molto forte e noto in rete. Resta però che la sua prestazione è stata la sorpresa maggiore della serata. Buone battute (tipo "Noi facciamo le primarie, loro le ereditarie"), idee nette su diritti civili (sì ai matrimoni e alle adozioni gay), politica (insufficiente il governo Letta), economia (più e prima di privatizzare, liberalizzare), riforme (via il Porcellum, sì al ritorno al Mattarellum). La scivolata l'ha avuta sull'idea di un'indagine per capire chi non votò Romani Prodi per il Quirinale (la carica dei 101): che cosa facciamo?, andiamo a cercare le impronte digitali sulle schede elettorali?.
Ma insomma Civati è quello che ha sfruttato al meglio il confronto tv per gli obiettivi che doveva e deve proporsi: farsi conoscere di più a livello nazionale, erodere consensi a sinistra per superare Cuperlo e arrivare secondo o quasi, non sembrare troppo distante da Renzi in termini di battaglia per il ricambio generazionale e non solo, tenere aperte porte di modernizzazione dell'economia e delle istituzioni per non sembrare la solita, vecchia sinistra radicale. Obiettivi nel complesso raggiunti.
E poi Civati si è preparato davvero. Non c'è nulla da fare, la politica deve sempre più accettare il fatto di essere (anche) comunicazione e dunque è bene che un esponente politico si prepari al meglio, professionalmente, a un evento come un dibattito-format che ha regole ben precise. Troppe battute? Era l'accusa che facevano a Renzi l'altra volta. Ecco, Civati sembra il Renzi di questa volta, visto che Renzi è comunque già in campagna elettorale per la premiership (ma non subito, appunto).