Di un governo Monti si parla più o meno da quando Mario Monti era al liceo. Battute a parte, ogni articolo sulle Grandi coalizioni (alla tedesca oppure no) scritto dallo stesso Monti nel corso degli anni sul Corriere della sera (vedi il volume "Le parole e i fatti", Rizzoli 2012) dava adito a retropensieri e retroscena e a darsi di gomito: ecco, vedi, farà il premier…
Per non parlare di quando Monti stesso, altri analisti, molti elettori attivi politicamente così, parlando in privato o scrivendo in pubblico, buttavano lì l'idea (qualcuno diceva "la necessità" e altri perfino "l'urgenza") di un nuovo, diverso centrodestra… Spesso il nome di Monti prima o poi saltava fuori…
Anche alla Commissione europea, in fondo, ci andò come eterno presidente del Consiglio incaricato in pectore, e il povero Bill Gates ancora se lo ricorda. Di ritorno da Bruxelles, sempre più eterno presidente del Consiglio incaricato in pectore, fu iscritto da subito – contro o no la sua volontà poco conta – alla categoria delle riserve tecno-politiche della Repubblica, riserve che peraltro sono risultate ciclicamente utili viste le cicliche crisi politiche insolubili che pochi paesi come il nostro sanno provocare.
Nel settembre 2011, a Mirabelllo, a margine della Festa nazionale del Fli, sì c'era il Fli, perfino conversando con me più esponenti politici nazionali e uno in particolare buttarono lì l'ipotesi di un governo Monti.
Volete dirmi che da quando Monti era al liceo fino alla festa di Mirabello e oltre ho sfiorato il grande scoop senza accorgemene? Oh, my god.