Risvegli

Ora che ci siamo rassicurati perché Albert Einstein aveva ragione e ora che ci siamo divertiti per il bottone del cappotto del premier che è il nuovo pesciolino rosso dei nostri discorsi, possiamo forse risvegliarci dal nostro strano torpore primaveril-ottimistico.

La ripresa va ancora agguantata per bene. A due passi dal Friuli c’è una crisi geopolitica tale che le parole “Guerra fredda” non sono ormai più soltanto evocate. Nel vicino oriente si sente una carenza di leadership americana – lo shale gas è un fautore involontario di una politica estera se non isolazionista, certamente molto neutrale, ai limiti del menefreghismo – al punto che chi si ricorda più del processo di pace israelo-palestinese? Focolai di serie crisi tra Bangkok e Caracas ci ricordano vieppiù che il mondo conta, mentre la crescita delle economie emergenti inizia ad avere a che fare con le debolezze di governance di nazioni da consolidare e/o da liberare da tirannie passate.

Il 2,8 per cento che si avvicina al 3 per cento, la Garibaldi, i nomi e perfino le nomine, Renzi che fa cose, i giovani e i meno giovani, la crisi del Milan, quella degli ascolti della tv generalista, se la rete ci rende cattivi o no. Sembra una stagione di pagliuzze, perdendo d’occhio la trave globale. Mancano visioni, già, capacità di (vero) dibattito collettivo.