Il premier Matteo Renzi esclude una manovra sui conti pubblici per due ragioni. La prima è che ontologicamente insito nel concetto di manovra l’idea di escluderla fino al momento in cui la si vara, o quasi. La seconda ragione è più che altro una tentazione. La tentazione renziana è dire: bene, il governo comunque la manovra non la fa, i mercati capiranno e se l’Europa non capirà, almeno la trattativa sulla flessibilità diventerà negoziato duro, concreto e non solo chiacchiera da vertici e da comunicati finali dei vertici, tanto con le procedure europee, tra istruttorie, infrazioni e sanzioni, di tempo per discutere ce ne sarebbe parecchio. Certo, più che una tentazione sarebbe un azzardo politico-finanziario, se davvero di una manovra alla fine ci fosse bisogno. C’è poi l’ottimismo della speranza e dell’energia, l’atout su cui Renzi ha costruito la sua costituency. Vedremo, anzi, conteremo.
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