L’alieno di stasera si chiama Antonio Iannetta e se gli chiedi se in passato ha fatto politica ti risponde: “Ho costruito uno stadio a Mogadiscio, per me quella è esperienza politica, un’esperienza che peraltro quale altro candidato ha?”. Iannetta ha 41 anni, ha collaborato a progetti in Somalia come in Brasile, a Gaza come a Nairobi, è un manager del terzo settore (Uips, Unione italiana sport per tutti) e nel dibattito di stasera tra i quattro candidati alle primarie del centrosinistra sarà “l’alieno” o – sorride – “Davide contro Golia”. Ha gli occhi vispi vispi, continua a parlare di progetti legati alla città, soprattutto alle periferie, associando spesso parole che non è scontato leggere assieme: progetto sociale, sostenibilità economica, ammortamento dell’investimento, luoghi di sport come centri di aggregazione.
“Non mi interessa fare il dichiaratore alla stampa, per noi comunicare significa inaugurare, come abbiamo fatto, un impianto sportivo nel quartiere gallaratese alla presenza di tremila persone”. Descrive la sua rete di rapporti, dicendo che ovviamente i politici, con il lavoro che fa sul territorio, li conosce da anni, ma lui preferisce parlare di Zero Gravity, super luogo del free style, del broker di New York diventato imprenditore anche dello sport e/o del no profit, e poi di Banca prossima. “Insomma la mia è una candidatura civica che nasce dalla spinta di molte associazioni e che può attrarre molte persone che di solito si tengono distanti dalla politica”.
Nel suo “mini-hub” di “co-working” all’inizio di via Torino ci sono cartelli colorati, scritti a pennarello a mo’ di appunti per il dibattito, ragazzi che passano da una stanza all’altra con frenesia ma quasi flemmatica. “La nostra non è una candidatura acrobatica, ma giusta e concreta”. Iannetta dice quasi sempre: noi, nostra, non vive la sua candidatura come un’esperienza individuale, ma come collettiva. La stagione di Giuliano Pisapia? “Di svolta, ma c’è del lavoro da completare, soprattutto nelle periferie”. Expo? “E’ mancata una vera valorizzazione turistica della città”. Matteo Renzi? “E’ interessante che ci sia al governo qualcuno che ha di fronte sé vent’anni, può guardare nel lungo periodo, però ha bisogno di creare consenso e una nuova classe dirigente, magari anche da pescare in questa area metropolitana”. Beppe Sala? “Ha fatto bene a candidarsi, mi incuriosisce la sua figura politica”. Però ora serve soprattutto “una politica strutturale sul territorio. Per esempio, è decisivo che ci sia un’unica agenzia per i trasporti per tutta l’area metropolitana. Mentre sul tema ambientale bisogna partire dal recupero degli spazi abbandonati per scommettere sulla ‘città resiliente’. Tu hai figli?”. Sì. “Perché per parlare di ambiente bisogno pensare ai nostri figli. Il blocco delle auto, si sa, è un provvedimento incosistente. L’area C la terrei, così com’è. Ma bisogna puntare sull’efficientamento energetico, a partire dal patrimonio pubblico, grazie alle nuove tecnologie”. Iannetta sogna “una cinta verde attorno a Milano, con un albero per ogni abitante dell’area vasta, 3,5 milioni di alberi”. E sui diritti delle coppie di fatto? “Importante tema, ma tema nazionale. Parliamo di buona amministrazione e soprattutto della ‘visione’ che serve per una città”. Ok, che cosa farà Milano da grande, diciamo, tra vent’anni, appunto? “Il ponte tra Europa e Mediterraneo, una città frutto di un processo di rigenerazione urbana, che metta al centro il benessere e la qualità della vita dei propri cittadini”.
Per fare tutto ciò “serve un sindaco pieno di energia”. Uno sportivo? E un candidato sportivo com’è stato accolto dal Pd? Dal centrosinistra? Iannetta ride, sorride, ride: “Diciamo che dopo la sorpresa qualcuno mi ha detto: beh, non sei poi così diverso. Anche se io sono un candidato di centrosinistra un po’ particolare: per esempio, non ho paura di dire che le banche sono uno strumento utile anche per il sociale e che ogni progetto sociale deve avere a cuore anche la sostenibilità economica”. Quale degli altri candidati alle primarie sente più vicino? “Nessuno, per questo motivo c’è la nostra candidatura”. Vendere le partecipate per avere risorse da investire? La risposta (da manager) è: “Vediamo i conti, poi decidiamo caso per caso, tenendo in considerazione anche la funzione politica e sociale di quella partecipazione e l’ammortamento dell’investimento”. E soprattutto allo sport Iannetta affida un vero e concreto compito sociale, “intanto per fare stare meglio gli italiani e dunque risparmiare nel settore della sanità, e poi come attività e luogo di aggregazione sociale e di rigenerazione sociale, per esempio nelle carceri, per esempio con i disabili, per esempio nell’integrazione tra persone di culture e mondi diversi”. Sì, ma Milan o Inter? “Milano rossoblu. Hockey”. Un po’ alieno fino alla fine.