Silvio Berlusconi ha diritto di lamentarsi se i suoi più giovani alleati, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, invece di facilitare le cose elettorali, rinnegando qualche accordo (come ha raccontato sorridendo sui social network Renato Brunetta, vedi comunicato qui sotto) stanno creando problemi di tenuta della coalizione soprattutto a Roma, ma sa che la colpa è anche sua. Perché non ha scelto schema e protagonisti della rifondazione o rottamazione o insomma rinascita di un polo moderato alternativo al centrosinistra guidato da Matteo Renzi. E non è nemmeno detto che voglia farlo.
In politica alcune regole sono semplici e chiare. Perché un’operazione funzioni e una partita sia vinta servono due cose sopra tutte, come nel calcio: i giocatori/protagonisti e lo schema di gioco. I giocatori/protagonisti devono adattarsi allo schema, se è lo schema il punto certo di partenza; viceversa lo schema si deve adattare ai giocatori/protagonisti quando sono questi soggetti i punti certi di partenza.
Il centrodestra italiano si trova in una fase molto confusa, senza schema di gioco e senza giocatori/protagonisti. O meglio, lo schema di gioco no, ma i giocatori/protagonisti ci sarebbero anche, ma manca il federatore, il regista o la punta, insomma il leader unico e incontrastato.
In politica la confusione genera confusione. Ora il centrodestra è riuscito a contenere il problema di fondo a Milano perché ha scelto un candidato sindaco molto forte e condiviso come Stefano Parisi. Resta però che è la forza di Parisi a nascondere sotto il tappeto della coalizione tutti i problemi legati alla mancanza di un vero schema di gioco e di un vero, nuovo federatore. E questo alla fine potrebbe nuocere alla stessa candidatura di Parisi.
A Milano è proprio Parisi ad avere il ruolo di federatore, abbastanza libero di dettare lo schema di gioco, ma se questo è certamente utile e positivo, dal punto di vista del centrodestra, a livello milanese e/o al massimo lombardo, che cosa lascia nel resto del paese? Confusione e il problema di fondo. E se ci fossero le politiche? Boh.
Il paradosso è ancora il solito, l’unico federatore vero in campo è sempre l’unico che non può più farlo: Silvio Berlusconi, che non a caso da tempo parla di sé al massimo come di un “padre nobile” o di un allenatore. Mentre il rifondatore/rottamatore Matteo Salvini, che pure porta a casa qualche successo tattico, non ha ancora scelto e comunque non ha ancora imposto un nuovo schema strategico di gioco, cosa che eventualmente potrebbe candidarlo, tra mille difficoltà, a federatore di un nuovo centrodestra (senza maiuscole). E non è nemmeno detto che abbia le caratteristiche per farlo.
COMUNICATO STAMPA
ROMA: BRUNETTA RACCONTA SORRIDENDO AFFAIRE BERTOLASO SU SOCIAL, ECCO COSA HANNO DETTO SALVINI-MELONI DAL 12/02 A IERI
Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, racconta, su Twitter e su Facebook, la storia della candidatura di Guido Bertolaso a Roma attraverso la pubblicazione “sorridente” di una raccolta di dichiarazioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Lo fa partendo dalla dichiarazione congiunta Berlusconi-Salvini-Meloni con la quale i tre leader del centrodestra lo scorso 12 febbraio chiedevano a Bertolaso di “guidare, nel ruolo di candidato Sindaco, un’ampia coalizione di centrodestra”. La stessa sera la presidente di Fratelli d’Italia dichiarava: “Bene Bertolaso, io capolista in lista Fdi”.
Il giorno dopo, 13 febbraio, in un’intervista al “Corriere della Sera”, il leader della Lega Salvini diceva: “Mai avuto problemi su Bertolaso. Anzi: mai avuto problemi su nessuno”. Pochi giorni dopo, il 16 febbraio, aggiungeva : “Il candidato ideale non esiste, quello sono io. Ma il candidato ormai c’è, viva il candidato”. Lo stesso giorno Giorgia Meloni vede Bertolaso e twitta: “Fatevene una ragione: mentre voi parlate noi siamo già al lavoro per ricostruire Roma”.
Il 18 febbraio i primi scricchiolii. Salvini improvvisamente “Bertolaso candidato Lega? Ascolterò romani”. Per la stessa giornata – segnala il report di Brunetta – era in programma un pranzo a Palazzo Grazioli tra i tre leader del centrodestra. Poco prima dell’incontro ecco un’Ansa: “++ Meloni diserta vertice, Salvini chiarisca su Bertolaso ++”. Nel pomeriggio interviene Berlusconi: “Bertolaso scelto da tutti e tre i leader del centrodestra”.
Il giorno dopo, 19 febbraio, Salvini chiede “una settimana di riflessione” e annuncia di voler ascoltare “in primo luogo i romani”. Giorgia Meloni ribatte: “primarie? Per noi ok, ma si facciano ovunque”, e sottolinea come Bertolaso sia “un buon candidato, dispiace per fuoco amico”.
Il 21 febbraio sempre la presidente di Fratelli d’Italia dichiara: “Nuovo candidato di Salvini? Addio alleanza”. Il giorno successivo il leader della Lega, intervistato dal Corsera, sentenzia: “Ba Bertolaso troppe uscite infelici. Non è un candidato condiviso”. Giorgia Meloni ribatte nel pomeriggio: “Disorientata da Salvini, basta con tira e molla”, e il giorno dopo sottolinea come sia “difficile fare campagna elettorale sotto il fuoco amico”. Il 24 febbraio Salvini ribadisce di voler “ascoltare i cittadini romani”, la Meloni risponde al pressing dei giornalisti: “Una mia candidatura? È extrema ratio”.
Il 27 e 28 febbraio la Lega consulta i romani con suoi gazebo. Il giorno dopo in conferenza stampa alla Camera Salvini annuncia un sostanziale pareggio tra i candidati e chiede a Bertolaso di “convincere gli elettori” con una nuova consultazione. L’1 marzo la Meloni lo difende: “Bertolaso potrebbe governare, su lui fuoco amico”. Il 2 marzo Salvini attacca: “Bertolaso non è il mio candidato, ok se è Meloni”, tornando a chiedere “un passaggio popolare”.
Il 4 marzo Berlusconi annuncia: “19-20 marzo gazebo per parere su Bertolaso”. Salvini il 5 marzo: se i romani “sceglieranno Bertolaso bene, se no seguiremo altre vie”. Meloni a stretto giro: “Ok gazebo ma si facciano subito, tra una settimana”. Le così ribattezzate “gazebarie” si terranno dunque il 12 e 13 marzo. Il 7 marzo la presidente di Fratelli d’Italia sostiene: “Ok Bertolaso, a dispetto di altri io mantengo la parola”. Il 9 marzo il leader della Lega: “Se vince ‘no’ a Bertolaso tocca alla Meloni”. Il 10 marzo – prosegue il racconto su Twitter e Facebook di Brunetta – Noi con Salvini si sfila: “Non ci sono le condizioni per le gazebarie”.
Il resto è storia recente. Alla consultazione di sabato e domenica partecipano tra 45-48mila romani, che al 96,7% dicono ‘sì’ alla candidatura di Bertolaso. Il racconto del capogruppo azzurro termina con due note di ieri sera. Meloni, ore 19.43: “Chiedo un incontro risolutivo a Berlusconi e Salvini. Metto a disposizione mia candidatura”. Salvini, ore 20.06: “No a Bertolaso, sostegno a Meloni se in campo”.
Sempre sorridendo, conclude Brunetta, “chi ci capisce è bravo!”.