Lo spacchettamento del turborenzismo conviene più o meno a tutti. Per questo probabilmente ci sarà, se non c’è già.
- Conviene a Matteo Renzi che, da buon comunicatore, sa che ogni storia dopo un po’ stroppia e dunque ora può creare la nuova narrazione del leader iperattivo e una punta arrogante che si trasforma, crescendo di statura politica, in più cauto capo di governo, aspirante solido leader europeo.
- Conviene al Movimento 5 Stelle che può iniziare a declamare i propri punti di forza – Roma, Torino eccetera – elencando pure i segnali di debolezza del governo a guida del Partito democratico e del turborenzismo fino a poco tempo fa imperante e dilagante (do you remember 40%?).
- Conviene alla sinistra dem – Bersani, D’Alema eccetera – che potrà dire di essere finalmente riuscita a imporre qualche tema e qualche punto in agenda, “diciamo” almeno un cambio di tono, al segretario fino a poco tempo fa molto riottoso ad ascoltare consigli e avvertimenti (do you remember Cuperlo?).
- Conviene al centrodestra che, mentre Silvio Berlusconi si riprende dopo l’intervento, può evitare di dilaniarsi su riforme sì e riforme no e prendere tempo per scegliere se andare avanti partendo da Milano o da Roma, se cioè adottare il modello liberal-popolare Parisi/Milano, che almeno è competitivo, o dividersi in centro moderato e fronte nazional-populista (do you remember Les Républicains e il Front National in Francia?).
- Conviene all’euroestablishment che non può permettersi uno stillicidio di piccole Brexit da qui fino alla fine dell’imminente folto ciclo elettorale europeo (Austria, referendum in Ungheria, referendum in Italia, Francia, Germania e altre minori).
- Conviene alle nostre banche e dunque indirettamente alla nostra economia, che certo non hanno bisogno di instabilità né di scosse.
Tutto bene dunque? Mah. Si vedrà.