Quello che colpisce di più di quella fotografia, anzi, di quel fermo immagine di quel video è il vuoto che c’è attorno a Omran, dopo che un robusto soccorritore lo appoggia su quella sedia ben più grande di lui. Il bambino di cinque anni è seduto su quella sedia e attorno c’è il vuoto, si sentono voci caotiche, si intuisce un vai e vieni di altri soccorritori e di altri soccorsi, ma lui è solo e attorno c’è il vuoto. Questo vuoto dovrebbe essere ciò che colpisce di più di quell’immagine perché è il vuoto politico, di leadership, di idee e di proposte di soluzione che avvolge Aleppo, la Siria e l’oriente vicino in generale da qualche tempo in qua.
Non può certo bastare la retorica fluviale che corre per i social media e che impasta le prime pagine come la polvere i capelli di Omran. E’ quel vuoto politico che dovrebbe preoccupare più di tutto e tutti noi.
C’è qualcuno o qualcosa in grado di mettere in campo una strategia, un piano, una bozza di road map di cose da fare?
C’è qualcuno in grado di dare qualche risposta a domande in fondo semplici come:
Bashar el Assad è parte della soluzione e/o del problema?
Il rais se ne deve andare sì o no? E se sì, come e quando?
La Siria deve restare unita come la conosciamo ora?
La Russia è un alleato o un concorrente nella regione?
La Turchia è un alleato o un concorrente nella regione?
Ci fidiamo dell’Iran oppure no?
Abbiamo abbandonato i sauditi al loro destino oppure no?
Quali sono gli interlocutori davvero utili per giungere a un’ipotesi di soluzione?
Qual è la posizione dell’Unione europea? (Domanda ormai quasi retorica)
Qual è la posizione degli Stati Uniti? (Altra domanda ormai quasi retorica)
Per ora, e già da un po’ di tempo, sembra chiara soltanto la strategia della Russia di Vladimir Putin. Giusta o sbagliata che sia, pericolosa o utile che sia dal punto di vista dell’Europa, comunque c’è ed è sviluppata e sostenuta nell’agire quotidiano, nelle scelte politiche e militari, ed è una strategia di espansione della sfera di influenza russa sempre più verso l’Europa, il Mediterraneo e l’oriente vicino.
Stati Uniti e Unione europea lasciano che questa strategia produca effetti quando le azioni di Mosca fanno comodo a tutti, la contrastano invece quando non sono considerate utili. Questo approccio però non è una strategia alternativa. E’ soltanto tattica e neppure di grande cabotaggio.
Possibile che soltanto la Russia possa e debba avere una strategia, possa e debba essere l’unico soggetto in campo capace di colmare un vuoto di leadership, di idee e di politica?
Gli Stati Uniti sono in anno elettorale e in anno elettorale il presidente è considerato un po’ “anatra zoppa”, ma l’Amministrazione Obama si è almeno in parte azzoppata da sé sul fronte siriano (e nell’oriente vicino in generale) dopo che ha continuamente fissato e spostato linee rosse a fasi alterne valicabili e no.
Comunque, dal discorso del Cairo in poi, scottato dalla Libia e dintorni, l’Amministrazione Obama non ha saputo elaborare, né dunque tanto meno sviluppare, una qualche forma di strategia (geo)politica, se non un cauto ripiegamento su posizioni meno interventiste, alternando fasi di apertura a fasi di chiusura con più interlocutori possibili senza davvero scegliere mai quello su cui puntare.
L’Unione europea… L’Unione europea chi?
Ecco, il vuoto politico attorno a Omran non può essere colmato soltanto dalla retorica su quel volto simbolo e su quel bambino così coraggioso da non piangere ma così stupito in quello sguardo che dice: “Possibile che non sappiate che cosa fare di fronte a tutto questo?”.