Al netto del valore politico di quello che è successo ieri – chi sostiene Silvio Berlusconi continua a sostenerlo, chi avversa Silvio Berlusconi continua ad avversarlo, chi è rimasto deluso da Silvio Berlusconi lo rimane ma per ragioni più legate alle riforme mancate che alle vicende giudiziarie – e lasciando alla storia il giudizio della storia, adesso c'è da capire quali possano essere gli effetti politico-parlamentari di una sentenza penale passata in giudicato.
Qualcosa dipenderà da tecnicalità giuridiche ancora da definire, ma qualcosa si può già intuire.
La politica ha infatti delle leggi che in un certo senso sono simili a quella della fisica. Per esempio, dopo il recente esito elettorale era nella logica delle cose (politiche), era nelle regole della (fisica) politica che si determinassero le condizioni per la nascita (soltanto) di un governo di larghe intese. Così è stato, volente o nolente Pierluigi Bersani.
Ora è nella logica delle cose (politiche), nelle regole della (fisica) politica, che un clima da campagna elettorale più o meno strisciante invaderà vieppiù (ferie escluse, forse) la cronaca quotidiana del Palazzo.
Non è detto che a un clima da campagna elettorale faccia seguito un'immediata campagna elettorale vera e propria (a parte che comunque ci sarà quella per le Europee del prossimo anno), ma è certo che uno scenario così movimentato, teso e fragile per quanto riguarda la tenuta di un patto di grande coalizione non aiuti il governo e la sua azione.
Del resto Silvio Berlusconi lo ha ribadito anche nel videomessaggio di ieri sera: a settembre rilancerà con Forza Italia. Del resto il Pd, con i soliti travagli, sta scegliendo come fare il Congresso e come darsi un leader. E di solito queste due cose le forze politiche le fanno (tornarno le regole della fisica parlamentare) quando si acconciano a una sfida elettorale, a maggior ragione peraltro dopo che l'iter per la riforma del Porcellum è stato guardacaso da poco accelerato.
Il rischio è quindi quello di una crisi preterintenzionale. Nessuno dei protagonisti ha forse interesse a far cadere l'esecutivo a breve, ma i fatti mettono a rischio la sua sopravvivvenza soprattutto se a fatti seguiranno altri fatti. Altre vicende giudiziarie sono alle viste. Il Senato dovrà prima poi decidere sulle sorti del senatore Berlusconi. Un Berlusconi dimezzato nella sua libertà personale e privato del suo scranno senatoriale e sfregiato nella sua fedina penale non potrà che rilanciare sul piano della battaglia politica. Un Pd pressato da grillini e sinistra radicale (ovviamente non nel senso pannelliano del termine) e accarezzato dall'idea di vincere e movimentato dalla base non potrà che votare per la decadenza dal seggio del capo del partito con cui è alleato nel governo di larghe intese (come peraltro ha già detto Guglielmo Epifani, segretario pro tempore).
Al di là delle intenzioni, dunque, uno stato di precrisi permanente e preterintenzionale rischia di instaurarsi tra Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama.
Una cosa non può fare il Pd. Il Pd può certamente e legittimamente dire che voterà per l'attuazione della sentenza e può certamente e legittimamente votare per l'attuazione della sentenza. Ma non può, il Pd che peraltro non riesce o non sa come scegliere il proprio, pretendere di scegliere il leader del Popolo della libertà e/o di Forza Italia. Finché c'è Silvio Berlusconi sarà Silvio Berlusconi, anche se magari sulla scheda elettorale andrà un altro nome affiancato allo stesso cognome, Berlusconi.
Una cosa non può fare il Pdl. Il Pdl può certamente e legittimamente dire che si terrà Silvio Berlusconi come leader, sebbene dimezzato nella sua libertà personale e privato di un ruolo parlamentare, e può certamente e legittimamente tenerselo. Ma non può, il Pdl che peraltro accusa spesso la sinistra di mettere l'antiberlusconismo davanti a tutto, anche al bene del paese, non può pretendere di mettere il berlusconismo davanti a tutto, anche al bene del paese.