Alcuni giorni fa, venerdì 26 luglio, Michele Prospero sull'Unità ha colpito nel segno del dna grillino con un commento intitolato "Nichilismo cinque stelle". Si parlava in particolare della maratona di filibustering messa in atto dai parlamentari del M5S, ma in generale della natura stessa della lista guidata da Beppe Grillo.
La natura del M5S è legata al "no" come obiettivo politico dichiarato, del resto tutto nasce da un "Vaffa Day" e un "Vaffa" in fondo è un "no" meno educato. Il successo di Grillo oggi è frutto dell'ostruzionismo fine a se stesso in quanto opposizione netta e generalizzata a tutto ciò che agli occhi dei grillini e degli elettori grillini è il sistema dei partiti. Al netto della demagogia e degli eccessi populisti, c'è qualcosa di pannelliano, c'è.
Soltanto perseverando in questa missione il M5S può continuare a esistere in quanto tale e forse anche rafforzarsi. E Beppe Grillo lo sa. Duole dirlo, e duole dirlo soprattutto a sinistra, ma è così. E lo è da tempo, anche se la linea scelta da Pierluigi Bersani nel dopo elezioni poteva lasciar sperare, sempre soprattutto a sinistra, in altri esiti: altro che governo di cambiamento, nichilismo.
Il giudizio di Prospero è molto duro sul particolare di cronaca: "Nelle mani di Grillo lo strumento ostruzionistico si converte in una pura commedia, in una sceneggiata senza grandi idee mobilitanti, senza passioni forti e coinvolgenti", ma è interessante soprattutto sul fenomeno in generale: "Il vero nodo è l'esplosione di un ostruzionismo nichilista che fa ancora una volta risaltare la natura problematica e l'ambiguità costitutiva del movimento di Grillo".
Una natura problematica e un'ambiguità costitutiva compresa da tutti a sinistra? E soprattutto il giudizio diffuso a sinistra sarà lo stesso nelle prossime ore, magari dopo la sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi? C'è di che dubitarne.
Poi Prospero spiega che il Movimento Cinque Stelle è di fronte a un bivio: pragmatismo, come in Emilia e in Sicilia, oppure ostruzionismo costante, come finora a Roma. Vero, verissimo, lo si è sostenuto anche qui. Ma è altrettanto vero che di fronte a un bivio c'è anche il Pd in particolare e il centrosinistra in generale, pena correre il rischio di rinfocolare il continuo dialogo interiore, cioè il dilemma (utilitarista), che ha caratterizzato il rapporto tra lo schieramento progressista e la Lega nord "costola della sinistra" a corrente alternata negli ultimi vent'anni.
Una grande forza della sinistra contemporanea deve decidere, prima ancora che le regole di un congresso e la data di una direzione, se si può fidare o no di Beppe Grillo e del suo movimento, se non ora, almeno in prospettiva. Oppure se sfidare renzianamente il grillismo anche sul suo campo, quello del profondo rinnovamento del sistema dei partiti, ma escludendo alleanze con il "nichilismo a Cinque stelle". Se no? Se no anche la natura del Pd appare ambigua.