Sarebbe sbagliato pensare che l'intervista del premier Mario Monti nell'ultimo numero di Sette sia l'intervista di un tecnico di fama internazionale che si sta trasformando in leader politico. Magari anche suo malgrado. Ma e' altrettanto sbagliato non vedere il peso e le responsabilita' anche politiche che via via Monti sta assumendo, perfino al di la' delle voci di Liste Monti in preparazione, magari con il supporto della struttura di Italia Futura e dell'appeal innovatore del sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Per queste ragioni, e' indubbio che in quell'intervista a Sette ci siano momenti "piu' politici" che tecnici, visto che stavolta anche del "privato" del premier si parla e ne parla lui.
Chiari i riferimenti politici individuati da Monti: Luigi Einaudi per l'Italia (senza dimenticare Alcide De Gasperi) e Jean Monnet per l'Europa (senza dimenticare Charles De Gaulle). Particolare il riferimento al Grande Torino e alla sua tragica fine come giorno piu' triste della sua vita, curiosa la passione per Julia Roberts, sincero e vivo il rimpianto per non aver trascorso ancor piu' tempo in America, a Yale. Da studiare la citazione del suo mentore come economista, il keynesiano Ferdinando di Fenizio. Comunque, un passaggio significativo.