E' ovvio che il Pdl con un nuovo nome e il leader fondatore come candidato premier prende più voti di un Pdl guidato soltanto da Angelino Alfano, ma comunque ostracizzato dalle altre forze politiche per la presenza ingombrante, anche se meno evidente, di Silvio Berlusconi.
E' ovvio che il 30 per cento di consensi previsto dai fantomatoci sondaggi è una cifra eccessiva, ma è altrettanto ovvio che per scongiurare la fine del Pdl e del centrodestra Berlusconi in campo sia forse l'unica soluzione buona (per Berlusconi).
In fondo, proprio la conventio ad excludendum messa in atto nei confronti del Pdl per la presenza/assenza di Berlusconi sta favorendo il ritorno in campo di Berlusconi. Altro paradosso tra i paradossi.
Insomma, meglio una forte minoranza per trattare che una piccola forza politica per non contare alcunché: è il pensiero del Cav.
Ma forse la ragione della notizia di oggi è un'altra. Annunciando la ricandidatura ("controvoglia") nel 2013 Berlusconi torna al tavolo della trattativa e ripone sul tavolo del negoziato (soprattutto con il centro) un suo (nuovo) passo indietro in cambio del superamento della conventio ad excludendum nei confronti del Pdl. Oppure vuole convincere (quasi costringere) Mario Monti a candidarsi alla guida di un centrodestra nuovo, ma sempre con il Pdl in posizione centrale.