Poche certezze, fino a domenica sera, forse addirittura notte. Anche se l'ideale – e questo al Quirinale ma non solo, lo sanno bene – sarebbe presentarsi all'inizio della prossima settimana sui mercati con un nuovo governo o comunque con un chiarimento politico, perché come ha spiegato la tosta direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, l'incertezza nuoce. Tutto però dipende dai partiti e in particolare da uno, il Pdl.
Nelle preconsultazioni aperte dalla nomina del professor Mario Monti a senatore a vita iniziano infatti a delinearsi alcune posizioni chiare. Primo, come detto, la Lega starà all'opposizione perché "è bello", come ha chiarito Umberto Bossi. Il Terzo polo vuole il governo Monti, come ha spiegato stamattina il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e come anticipato ieri da una dichiarazione del capogruppo del Fli alla Camera, Benedetto Della Vedova. Più negoziale è il sostegno allo stesso governo da parte dell'Udc, ma anche Pierferdinando Casini, ieri su Twitter, è stato tra i primi, forse il primo, a commentare la nomina di Monti a senatore a vita con un "splendida notizia".
Il Pd non è nella migliore delle posizioni, perché il segretario Pierluigi Bersani sarebbe tentato dall'andare alle urne, dalle quali probabilmente uscirebbe come vincitore almeno alla Camera, ma il corpaccione del partito, il senso di responsabilità e le pressioni dei cosiddetti oligarchi vanno nella direzione del sostegno al governo Monti. Antonio Di Pietro, in posizione netta e speculare a quella della Lega, ha già detto chiaramente che non sosterrà un esecutivo con un programma simile alla lettera della Banca centrale europea all'Italia.
Dunque, ancora una volta, decisivo resta Silvio Berlusconi e il Pdl. Il partito – lo ammettono quasi tutti candidamente – ribolle di linee, proteste, suggerimenti, mal di pancia, addirittura di ipotesi di azioni clamorose come le dimissioni in gruppo dal Parlamento. In un primo momento Berlusconi – lo aveva detto in televisione chiaramente – puntava dritto alle urne, come gli consigliava e gli consiglia il direttore del Foglio Giuliano Ferrara. Nelle ultime ore,però, anche per le pressioni di una parte dei (rimasti) fedelissimi, il Cav. sembra non escludere più un sostegno al governo Monti. Bisogna vedere però se a questa scelta seguiranno rischi scissioni. Come spesso capita, Berlusconi dirà la sua all'ultimo momento utile.
Due considerazioni, comunque la si pensi, balzano agli occhi. La prima: dopo le dimissioni di un governo i sostenitori del ritorno alle urne diminuiscono sempre come numero e intensità rispetto a prima. La seconda: un governo tecnico-politico con larghe intese in Parlamento crea quasi inevitabilmente crepe nel bipolarismo così com'è ora. La foto di Vasto (Bersani-Di Pietro-Vendola) è per esempio già rotta.
Due ministri (del Pdl) e due linea diverse (del Pdl) sul governo Monti
Anzi, c'è una terza considerazione: vedere Pd e Pdl, anche ascoltando quel che dicono i loro esponenti nei talk show (che purtroppo, salvo eccezioni, si occupano soprattutto di formule politiche piuttosto che di misure d'emergenza da varare) – appoggiare lo stesso governo è cosa ardita. Ma forse indispensabile. Vedremo.