Pillola di Truman. L'esordio televisivo del professor Romano Prodi su La7 non è stato niente male. Originali gli argomenti trattati: il cibo, l'energia, l'Europa alla fine salvata da quelli che oggi sembrano non volerla, cioè i poteri forti tedeschi. E noi italiani da soli la battaglia non la vinciamo.
Un tavolo, una stanza rinascimentale, la sua Bologna, studenti universitari e Prodi che parla, racconta, gesticola. Quasi ti dimentichi che la politica di oggi sembra solo tattiche e retroscena. Si parla del mondo, forse con qualche ambizione di troppo nel titolo, "Il mondo che verrà", ma si parla del mondo, dunque entra aria fresca perché si aprono, grazie a Prodi, "è la Germania la Cina", le finestre del nostro provincialismo italombelicale.
Si vede che stima i tedeschi, il prof, che apprezza gli ingegneri, "lei è un privilegiato", dice allo studente che gli chiede del futuro, del lavoro, si vede che crede all'Europa per riformare l'Italia e all'Italia come possibile protagonista in Europa. Nessuna allusione all'attualità spiccia, ma attenzione concentrata sulle reali sfide della globalizzazione. Agricoltura e terra comprese.
Suggerisce Prodi di non ragionare con lo stomaco, ma con la mente e anche un po' con il cuore, se poi tutto questo serve per interessarsi un po' di più anche di quel che accade oltre Chiasso, come dice sempre Emma Bonino, perché quel che accade oltre Chiasso influenza davvero anche quel che accade al di qua delle Alpi, il merito raddoppia. La lezione c'è.
Consiglio non richiesto agli studenti che fanno domande al prof per le prossime puntate: lasciatevi un po' andare, fatevi coinvolgere dalla forma atletica dell'ex premier, insomma fingete meno e divertitevi di più nella curiosità, siate diretti e non troppo accademici, se no il tutto sembra troppo artefatto, freddo e nelle pause si sente il silenzio della scena non prevista.
Grazie prof che per parlare di economia non puoi che parlare del mondo più che di Roma.
Bravissima e bellissima la conduttrice, ben scelte le citazioni tra Shakespeare ed Einstein, con uno sguardo asimmetrico perfetto per osservare "il mondo che verrà".