Alcuni giorni fa, Ferdindando Giugliano, firma da non perdere mai del Financial Times, ha scritto un interessante articolo indagando attorno al rapporto tra l’Italia e l’Europa: la storia d’amore – è l’idea di fondo – si sta un po’ raffreddando.
In questo caso il nostro paese è significativo soprattutto perché da sempre è a grande maggioranza europeista. Il ragionamento potrebbe essere: se perfino in Italia… l’Europa è messa maluccio.
Ma scrive Giugliano: “Italy’s long love-story with the euro and the EU more generally was certainly under strain, but its end did not look in sight. By and large, the people I spoke to continued to consider Brussels a source of economic stability and peace” (il resto dell’articolo: Italy’s love affair with Brussels cools | The World).
Ok, alla fine gli italiani restano europeisti, anche se alle prossime elezioni continentali pure noi daremo il nostro contributo all’emergente euroscetticismo, viste le attuali campagne elettorali di Beppe Grillo e della Lega nord.
Restiamo, al di là dei momenti di protesta e di malcontento contingente, un paese di giovani europeisti. E non a caso anche il (giovane) premier Matteo Renzi, quando critica l’Europa, lo fa chiedendo più Europa, citando Altiero Spinelli.
“La maggioranza dei giovani italiani boccia i partiti del Parlamento italiano, ma non l’Europa. Benché siano fortemente critiche nei confronti delle istituzioni comunitarie, le nuove generazioni sperano in un rilancio del progetto europeo e continuano a vedere nell’Europa il luogo delle opportunità di studio e di lavoro – recita un recente comunicato stampa dell’Arcidiocesi di Milano – Questo è quello che emerge dai dati del Rapporto giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo raccolti da Ipsos a febbraio 2014 su un campione rappresentativo di 1638 giovani italiani tra i 18 e i 29 anni. La ricerca sarà al centro del convegno, organizzato dalla Diocesi di Milano, il 16 e il 30 marzo a Villa Cagnola di Gazzada (Varese) “L’Europa è ancora il nostro futuro”.
E si aggiunge: “Uno dei limiti maggiori è il fatto che finora l’Europa è apparsa più un insieme di parametri e vincoli burocratici (il 70% condivide questa opinione) che un reale luogo delle opportunità. Tuttavia, più che bocciare il progetto europeo le nuove generazioni italiane auspicano semmai un rilancio. Solo il 22% si contrappone ad una unione politica che arrivi a formare gli Stati Uniti d’Europa (il 21,5% non si esprime, e la netta maggioranza è favorevole)”.
Rilancio, già, ecco che cosa serve. Insomma l’Europa deve riscoprire l’orgoglio del proprio soft power, la sua forza di attrazione, quella evidente nelle piazze di Kiev e dei paesi dove l’Europa è un bel sogno, vedi la Serbia appena andata alle urne.
Per rilanciare se stessa l’Europa deve mostrarsi vicina e accogliente nei confronti dei propri attuali e futuri cittadini. Qualsiasi altra scelta, anche l’inerzia, lascerà campo libero a quell’immagine di mastodonte burocratico e indeciso e impotente che farebbe raffreddare qualunque storia d’amore politico.