In fondo ci sta che ad aspirare a guidare il partito di un uomo di televisione come Silvio Berlusconi siano altri due uomini di televisione come Giovanni Toti, già giornalista e direttore di tg Mediaset e ora governatore della Liguria, e Paolo Del Debbio, già assessore (amato) a Milano e ora conduttore (amato) a Mediaset. In realtà però i due casi sono anche diversi. Toti ha dalla sua una vittoria già conseguita a sorpresa in Liguria, ma non può più tanto battere sul tasto della (sua) novità, visto che è stato già abbastanza coinvolto in campagne elettorali e faide interne. Del Debbio, invece, ha dalla sua una notorietà forte a livello nazionale e la possibilità di raccontare la storia del salvatore, se non della patria, almeno del partito. Pur essendo stato tra i fondatori di Forza Italia nel 1994, si è poi sempre tenuto alla larga da scontri interni e correnti, e può apparire, visto le recenti esperienze fatte fuori dalla politica, come una novità, una novità peraltro in grado di dialogare bene con la Lega, come dimostrano le dimostrazioni di apprezzamento a lui dedicate da Matteo Salvini. “Il centrodestra non litigherà, ma a me c’è una persona che piace più di tutte che si chiama Paolo Del Debbio”, aveva detto Salvini a settembre parlando a Rtl. Poi le liti ci sono state e ci sono, ma la preferenza salviniana resta. Problema: l’ultima esperienza in politica di Del Debbio risale alla sua buona prova come assessore della giunta Albertini (1997-2001), ora gli toccherebbe comunque passare per un vaglio elettorale più tosto, per esempio la candidatura a sindaco di Milano, che però per il momento non ricerca, anche perché tra sé e sé pensa che in fondo in tv “hic manebimus optime”. Poi comunque vincere a Milano non è mai facile, anche se di chances Del Debbio ne avrebbe, lo sanno tutti; come ne avrebbe -decidesse di scendere in campo (ops) -più di qualcuna in più di Toti anche di conquistare ruolo, peso e cuore nel partito. Berlusconi permettendo, ovviamente.
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