Tra le pieghe di una campagna elettorale centrata sul ruolo presente e futuro della città metropolitana ed europea per eccellenza, tra le righe della corsa per le primarie affrontata cercando di convincere i milanesi che “sono Mr. Euro e risolvo problemi”, Beppe Sala sta ripetendo un messaggio molto chiaro, renzianamente efficace e per certi aspetti anche coraggioso, visto che quel messaggio che parte da Milano ma va oltre a Milano, è un tema particolarmente sentito e sensibile nel capoluogo lombardo: il ruolo della borghesia, magari non di tutta, ma di una parte della borghesia.
Dice e ripete Sala: “A quella parte della borghesia conservatrice che crede di dare ancora le carte e invece le carte non le dà più da anni chiedo e suggerisco di essere generosa con i giovani, con quei giovani per cui il concetto di startup non è una moda”, ma il vivere quotidiano, l’alzarsi ogni mattina per fare il proprio lavoro e per impegnarsi in ciò in cui si crede. Sul futuro.
Ecco, ovviamente non è il grido gaberiano – e comunque anch’esso milanese – contro i borghesi che “son tutti dei porci”, anzi. Mentre lancia il suo messaggio (molto politico) Sala lascia trasparire la propria simpatia per la borghesia in generale – “non per quella conservatrice da cui sto alla lontana”, dice al Corriere della Sera – il suo connaturato farne parte, ma ha la voglia di dire a se stesso e ai suoi: ehi, noi dobbiamo facilitare il progresso, Milano è città che va,che corre anche da sola nel mondo globale, dobbiamo non ostacolarla, dobbiamo regalarle il futuro, per questo dobbiamo ben amministrare, risolvere i problemi ed “essere generosi con i giovani”, che vuol dire essere generosi con il futuro. Molto politico.