Il federatore finale dei nuovi centrodestra

Per come si stanno mettendo le cose nel, anzi, nei centrodestra, sembra che più di qualcosa si stia muovendo nello schieramento più o meno avverso a quello del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. C’è il centrodestra nazional-populista guidato dal ticket Salvini-Meloni, quello che scende in piazza e dunque ora più che trattare deve gridare. C’è il centrodestra nazional-postdemocristian-leghista, quello non ancora guidato ma paventato dal ticket Tosi-Passera, con contorni di enneciddini e finiani. I ricostruttori di Raffaele Fitto, che oggi sembrano tentati dal fronte nazional-populista, sondaggi alla mano, una volta però che sarà superato il dilemma “con Renzi o contro?”, potranno avere in futuro più assonanze con il fronte nazional-postdemocristian-leghista. Nella delusione di chi magari vorrebbe anche, nel centrodestra, un’offerta politica più banalmente liberale, c’è però comunque bisogno di un centro di gravità, di un federatore finale. E chi potrebbe essere? Ci vorrebbe una personalità forte, un leader che incarni tutte le diverse sfumature del centrodestrismo italiano, magari con ampia disponibilità di risorse, buona capacità di comunicazione, provata esperenza di trattativa con un governo, come nell’economia con altri player, magari un leader disposto a federare ma a non correre in prima persona per incarichi importanti, per impossibilità o non volontà… Ops.