Si può chiamare un nuovo partito “Articolo 1 – Movimento democratici e progressisti”? Dal punto di vista dell’appeal in termini di comunicazione politica si può avere qualche dubbio a proposito della sua efficacia per una decina di motivi riassumibili in due: questo nome sa di antico, troppo, e sa di politicismi vari, troppi, oltre a contenere al suo interno l’idea che appena nato il movimento è già un po’ diviso in due, democratici e progressisti.
Pippo Civati è un tipo che si intende di rete, di comunicazione, di Partito democratico e di uscire dal Partito democratico. Parafrasando un battuta di Massimo D’Alema, infatti, dice a Danton che rispetto all’idea di lasciare il Partito democratico lui che lo ha fatto anni fa, dopo aver partecipato alle primarie contro Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, forse è “arrivato troppo in anticipo, ma loro sono arrivati troppo tardi”. Il suo movimento Possibile ora dialoga con la Sinistra italiana di Nicola Fratoianni “perché il congresso 2013 è stato l’ultimo momento, l’ultimo tentativo di tenere il Pd nel centrosinistra, ormai il Pd è da tempo un partito di centro”. E oggi Civati, prima su Twitter e poi con un post sul suo blog Ciwati, prende sul serio, ovviamente con ironia, la provocazione dei Gazebos, ovvero il lancio di una (ipotetica, diciamo scherzosa) forza politica a sinistra del Pd che si chiama Arturo (invece del più ostico Art. 1, Artuno).
Perché ha senso lo scherzo di successo, almeno a giudicare dai follower sui social, del Movimento Arturo? “Perché a sinistra del Pd serve una cosa, innanzitutto una, nuova, fresca e che non si tratti soltanto di ceto politico da sistemare. Dobbiamo allontanare questa aura di sfiga, di continue divisioni – soltanto in una settimana si sono scissi il Pd e sinistra italiana -, così mentre tutti chiedono alla sinistra di unirsi, la sinistra si divide”. Anche nella scelta dei nomi, come negli esponenti politici che animano i nuovi movimenti – e qui il pensiero ritorna a D’Alema ma anche a Pierluigi Bersani – “va evitato questo eterno ritorno del passato prossimo, anche in questo senso la provocazione di Gazebo (la trasmissione di Rai3 condotta da Diego Bianchi, alias Zoro, ndD) può essere un antidoto: c’è una richiesta di unità a sinistra del Pd, il Movimento Arturo ce lo ricorda”.
C’è Giuliano Pisapia, già sindaco di Milano, che sta per fare qualcosa di nuovo e che si propone come leader capace di unire. “Bisogna capire che cosa vuol fare. Finora è stato parte dello schema renziano, come si è visto dal sì alla riforma costituzionale e dall’obiettivo dichiarato di allearsi con il Pd. Invece deve nascere una cosa nuova, fresca e autonoma a sinistra del Pd, mentre una sinistra ancillare del Pd o tanti partitini non servono”.
Oltre ai partiti nati dalle scissioni a sinistra, il messaggio “occamiano”, come lo definisce Civati, del Movimento Arturo, a chi è rivolto? “Per esempio ai movimenti civici, ai comitati del no e ai grillini in fuga da Grillo, come ovviamente il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ma anche gli esponenti liguri come il consigliere regionale Francesco Battistini o Paolo Putti” che ha guidato la ribellione rispetto a “decisioni calate dall’alto” nel Movimento 5 Stelle nel consiglio comunale di Genova.
Certo, per il Movimento Arturo c’è un discrimine, anzi due. Il primo è l’atteggiamento nei confronti del governo Gentiloni. “Noi e Sinistra italiana collaboriamo fuori dal perimetro della fiducia al governo. Gli altri che cosa intendono fare?”. E l’alleanza con il Pd. “Pisapia e gli altri devono decidere se vogliono fare una cosa tutti assieme a sinistra o se vogliono fare una cosa con il Pd”. Prima del voto. E dopo il voto, in uno scenario proporzionale, tutto è possibile? “Intanto bisogna fare prima del voto una cosa unica, fresca e autonoma. E se così fosse, si chiamasse anche Arturo, firmerei subito”.