L’app ucciderà il web?

C’è sotterranea una sfida strategica che sfugge alla comprensione. La sfida è tra chi pensa che tutto prima o poi finirà nei nostri telefonini, device o tablet, e chi invece pensa che la rete, non solo intesa come strumento di trasferimento di informazioni e di connessione, ma anche come luogo virtuale in cui navigare, si può ancora salvare. Da una parte c’è la logica delle applicazioni. Tu hai un telefonino o un telefoninone e ti scarica dal negozio virtuale delle applicazioni ciò che vuoi, dunque tendenzialmente navighi sempre meno a zonzo per la rete. Dall’altra parte c’è chi dice: ma no, tieni tutto sulla rete, nella nuvola, e continua a navigare anche a zonzo sul web. Forse le due cose convivranno ancora a lungo, ma certo le due filosofie sembrano molto diverse, almeno per come si presentano ai nastri di partenza. In sostanza la domanda provocatoria è: il mondo delle applicazioni ucciderà la rete intesa come luogo virtuale?

http://www.wired.com/magazine/2010/08/ff_webrip/all/1

FT.com / Technology – Cloudy outlook as Google steps up push to rule web.

  • Kalamin |

    Questione interessante. Ma temo che sia malposta. Per web si intende il traffico su protocollo http? Per app si intende la fruizione di contenuti in base a web services?
    Già ora la differenza tra un sito che presenta un foglio di stile ottimizzato per il mobile e l’app costruita apposita è molto labile e sottile, almeno a livello di interazione e servizi disponibili, ma sempre più anche a livello di look&feel.
    Forse la vera contrapposizione è tra fruizione di contenuti in rete tramite app specifiche o tramite browser generalista?
    Anche la domanda provocatoria crea enti non necessariamente distinti (come accennato dal commento precedente): la cloud a cui si connettono le app è un luogo virtuale tanto quanto la cloud a cui si connettono i browser. L’esempio Facebook, tra mille, è abbastanza significativo, penso.
    Insomma, penso che sia un argomento da mettere meglio a fuoco, magari focalizzandosi maggiormente su come cambia, tra il mondo app e web (ripeto, se questa differenziazione è sensata) nelle modalità di fruizione delle inserzioni pubblicitarie e di raccolta dei dati di profilazione utente.

  • BeppeSr |

    Partendo dal presupposto che il confine tra app e pagina web è un confine molto labile, soprattutto per quanto riguarda l’esperienza e le opportunità per l’utente (vedi gmail).
    Molti siti/servizi web stavano cominciando ad assomigliare sempre più a degli applicativi già da molto prima che arrivasse l’ipad. L’intuizione di Apple, che ha imposto questo nuovo modello, non è stato nient’altro che un guardare più avanti degli altri. Questo ha accelerato il processo.
    Conclusione: le app sono la naturale evoluzione dei siti web e quindi non ne rappresentano un antagonista.
    Per me la vera domanda quindi non è app/non-app, ma:
    chi crea prodotti HW e OS vorrà ottenere il pieno controllo dei servizi per gli internauti, imponendo il modello dello store “chiuso”?

  • Sergio |

    La app è sostanzialmente una moda, sorretta dalla grande diffusione di iphone e ipad. L’unico vantaggio della app è quello di rendere l’esperienza d’uso di tali attrezzi apple particolarmente appagante (il consumatore Apple è particolarmente sensibile in merito). Inoltre è un modo per le web agency più evolute di tagliar fuori, almeno al momento, le altre (fare un’App richiede nuove competenze rispetto a un sito html). Auguro alle app vita breve, in nome della loro inutilità e in quanto negazione della libera navigazione che ha reso Internet ciò che è oggi.

  • Cristiano Rastelli |

    A giudicare da come in realtà le due cose stanno convergendo, no:
    http://mashable.com/2010/12/08/ipad-influence-web-apps/

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