Lo spread torna su, Moody's non è soddisfatta, in Francia la maggioranza dei cittadini non condivide il compromesso tedesco in sede europea, il governo britannico vive momenti tosti, anche se una crisi della coalizione tra tory e lib-dems non pare immediata, la stampa italiana ed europea in generale, dopo l'entusiamo iniziale, peraltro apparso più dovuto al fatto di aver allontanato Londra che ad altro, inizia ad avanzare dubbi.
Ma non doveva essere il summit decisivo, il vertice salva-euro?
Quello che le cancellerie europee sembrano non capire è che i mercati pretendono una svolta, ma una svolta vera, come quella che ha caratterizzato l'ultimo mese della politica italiana. A Bruxelles, invece, si preferisce continuare a traccheggiare, con mezzi accordi di lunga e difficile attuazione, e gettare la croce addosso a Londra soltanto per dare l'idea che questo summit una novità almeno l'ha portata. Soltanto che non è una bella novità mentre il resto non è stato decisivo, come ha perfettamente spiegato Giuliano Amato sul Sole 24 Ore di domenica 11 dicembre.
D'accordo, è bene agire sui meccanismi tecnici utili a rafforzare i vari fondi salva-stati ed è indispensabile trovare regole comuni sui bilanci, il cosiddetto "fiscal compact", ma quello che serve all'Europa per rassicurare i mercati ma anche per procedere davvero sulla via dell'integrazione è uno scatto di orgoglio politico, come peraltro aveva promesso lo stesso presidente francese Nicolas Sarkozy, salvo poi accettare un accordo di caratteri eminentemente tecnico-finanziario.
I mercati vogliono sapere e capire chi e come comanda in Europa, che cosa hanno intenzione di fare i paesi membri per la crescita e soprattutto qual è la strategia generale di sviluppo del benessere e delle economie continentali. Serve, dunque, una vera e profondo riforma della governance europea, come suggerito dal Sole 24 Ore nel manifesto di inizio novembre.
I mercati vogliono sapere chi prende le decisioni di fronte alle crisi, come può l'Ue (e soprattutto la Bce) agire velocemente di fronte agli shock. Traccheggiare per decidere come decidere, mettendo regole che poi magari si violano se fa comodo a tutti o agli stati più influenti, è il modo migliore per non infondere fiducia tra i cittadini europei e sui mercati.
Ps. E l'automatismo, o quasi, delle sanzioni per chi sgarra sulla via del rigore è appunto la palese confessione di impotenza della politica.