Il successo di Marco Doria a Genova, come quello di Giuliano Pisapia a Milano prima di lui, dimostra che, dal punto di vista della vittoria alle "secondarie", le primarie funzionano eccome. (Certo, poi c'è il caso di Palermo, ma quella è tutta un'altra storia).
Il Partito democratico non dovrebbe aver paura dello strumento che ha inventato e con il quale ha innovato almeno in parte lo scenario politico italiano, dovrebbe accettarne lo spirito e capirne i nuovi meccanismi innescati.
Il centrodestra dovrebbe far tesoro di ciò che di buono è stato inventato dallo schieramento rivale.
Il centro, inteso come ipotesi di Terzo polo, vive ora un travaglio di fronte alla constatazione che gli italiani sono comunque bipolaristi e tendenzialmente bipartici. Quando però i partiti deludono, non si vota lo schieramento di mezzo, ma il candidato che viene da fuori dalla politica.
Forse l'obiettivo delle forze di centro dovrebbe essere quello di rivitalizzare, rinnovare e rianimare i due principali poli con vere novità.
Ecco, la crisi della Lega, dovuta ovviamente alla disaffezione di parte dell'elettorato anche a causa dei recenti scandali e del declino della leadership di Umberto Bossi, accentua l'urgenza di novità.
Sembra che il primo che fa una cosa nuova vince, per ora l'ha fatta Beppe Grillo.