Truman – “Political Animals” regala solo molte macchiette

Dalla Domenica del Sole 24 Ore del 29 luglio 2012

Dopo “The Newsroom” di Aaron Sorkin, la seconda grande attesa americana di questa estate, quella per la serie televisiva “Political Animals”, è stata esaudita, anche se non del tutto soddisfatta. Al di là dell’oceano siamo già alla terza puntata, in onda domani sera su Usa Network. Sigourney Weaver è l’ex moglie pluritradita di un presidente molto amato da tutti. Chiede il divorzio con assoluta nonchalance la sera di una sconfitta. E diventa segretario di Stato dopo aver perso le primarie proprio contro il futuro nuovo presidente, peraltro italo-americano. Beh, se in qualche modo vi ricorda la saga dei Clinton, accantonatela, primo perché è troppo scontato, poi perché in realtà dal punto di vista televisivo ha qualcosa in più dei “Sopranos”. Molte macchiette, qualche caricatura di troppo, buon ritmo ma poco pathos, colori da commedia, ma con poche battute e tanti, variegati problemi psicologici nei personaggi. Anche se fin dall’inizio si capisce che il marito simpatico che sta con la starlette supertettuta, cioè il bravo attore irlandese Ciaran Hinds (nel cast dell’ultimo Harry Potter), i figli diversamente problematici, uno in particolare, la nuora giapponese, in fondo anche la politica, sono ingredienti comprimari. Certo, c’è il tema delle donne in carriera nelle istituzioni, come ha spiegato la stessa Weaver a Cindy Adams del New York Post: “Perché l’ambizione è considerata poco attraente per noi ma non per gli uomini?”. Le donne parlano con il cuore – dice Weaver – possono lavorare assieme, non sono in politica per assecondare il proprio ego o avere il potere, fanno domande che nessuno fa. Però poi è proprio il rapporto tra due donne – la capa della diplomazia che cerca di salvare il salvabile famigliare e la giornalista ambiziosa e negoziatrice – il centro nevralgico di un racconto politico che più personale non si può, di una guerriglia psicologica non tra sessi ma tra donne. Lo sceneggiatore è Greg Berlanti, quello di “Dawson’s Creek”, e la serie è femminile fino al midollo e così riesce a parlare di politica e famiglia, ma forse non a raccontarle.

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