Quei geni dei nostri padri costituenti avevano previsto anche il "fiscal compact", tanto che l'articolo 11 della Carta del 1948 recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
Tutto il dibattito sull'eventuale cessione di sovranità in cambio dell'aiuto dello scudo antispread appare un po' surreale. E' ovvio che l'Italia può e deve farcela da sola. Ma, come ha spiegato il premier Mario Monti, quando il mercato pone condizioni troppo dure e distanti dalle reali valutazioni del rischio paese, non è assurdo pensare che anche l'Italia possa essere temporaneamente protetta da un sistema teso semplicemente ad abbassare lo spread, il costo del rifinanziamento del debito sovrano.
In cambio di cosa? Delle riforme che comunque il paese deve fare, sta facendo e dovrà continuare a fare anche dopo il 2013. Dunque, più che di cessione di sovranità, si dovrebbe e potrebbe parlare di regole da rispettare e riforme da fare se si vuole fare parte a buon diritto e con il peso che il nostro paese potenzialmente ha e merita in una comunità politica da costruire, come l'Europa.