Truman – Nevrosi classiste in tv

Dalla Domenica del Sole 24 Ore del 5 agosto 2012

Non c’è alcun senso logico, se non un’involontaria visione ravvicinata di episodi, per parlare assieme di Shameless (la seconda stagione, quella “più buona”, va in onda il venerdì in prima serata su Mya/Mediaset Premium), e di In treatment (la terza stagione è su FoxLife dal 6 agosto ogni giorno dal lunedì al giovedì alle 0.35). Non c’è un nesso logico, ma c’è una sensazione comune: le nevrosi sono classiste, le nevrosi dei poveri si trasformano in fatti e quelle dei ricchi in parole. Shameless è il ritratto pulp & trash di una famiglia, dunque di una famiglia sgangherata ma così sgangherata che il cinismo diventa comico e il ribrezzo perfino ridicolo. C’è un padre che è “un caso spettacolare di alcolismo”, tutto o quasi ruota attorno al cesso, mentre una figlia s’iscrive al club dei sessuomani anonimi. Tra cambiamenti di scena velocissimi, regia e montaggi ultrasperimentali, Fiona si staglia come un personaggio mitologico, oltre che come bella ragazza, in grado di tirare avanti la casa, nonostante tutto, con l’aiuto di una sorella attenta a non far vedere ai fratellini la mamma di Bambi che muore, il resto del film sì, il resto della vita in famiglia pure. Senza vergogna, ma anche senza vera cattiveria, alla fine la famiglia vive, sublimando le nevrosi in incoscienza, correndo a perdifiato sull’orlo del baratro.

In treatment non mostra ma dice. E’ una serie tv fatta di parole, di nevrosi trasformate in dialoghi, in racconti. Una bella signora entra nello studio dello psicanalista impersonato da Gabriel Byrne, quello de I soliti sospetti, e inizia a parlare per curarsi. Una stanza, due persone e il dibattito sull’analisi di sé. “Un vago sogno ansiogeno”. Lo scontro tra madre e figlia in versione 2.0 prevede il Blackberry e le malignità su Twitter: “Non è affatto facile sostenere la rabbia di una figlia”. Il dottore ha una voce di una calma disarmante, come se la flemma fosse il primo farmaco, anche contro “il lavoro come fuga dalle ansie”. Illusorio.

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