Dieci paradossi della politica d’agosto

Dieci paradossi della politica sotto l'ombrellone:

1. Alla domanda: "La legge elettorale sarà cambiata?" il 90 per cento degli esponenti politici risponde: "Alla fine sì". Ma allora perché non viene cambiata subito?

2. E' più facile trovare feroci critici del governo Monti nel Pdl, che ha rotto con la Lega per sostenere l'esecutivo tecnico, piuttosto che nel Pd, che si sta alleando con un partito che sta all'opposizione come Sel.

3. Tutti parlano della campagna elettorale come di una cosa che deve passare ma tanto poi le vere decisioni politiche, tipo le alleanze di governo e l'agenda delle cose da fare, si decideranno dopo a Roma e/o a Bruxelles.

4. La lista dei sindaci piace a tutti tranne che ai sindaci.

5. Molti parlano di Liste Monti da fare ma il Polo Monti, il cosiddetto Terzo polo, si è squagliato o è in sonno o non è (più) pervenuto o è confuso.

6. Molti esponenti politici parlano del governo Monti come di una parentesi tra un naturale prima e un naturale dopo affidato ai partiti. E se fosse invece indispensabile l'esatto contrario?

7. Siccome ci sono problemi di governabilità, di distanza tra i cittadini e la politica e di difficoltà dei partiti a svolgere il loro naturale compito, si vira verso il proporzionale, cioè il sistema perfetto per aggravare esattamente questi problemi. (In proposito va letto questo articolo del professor D'Alimonte sugli effetti benefici del collegio: eccolo).

8. Monti gode di un buon sostegno e gradimento nell'elettorato, almeno a giudicare dai sondaggi, eppure soltanto poche forze politiche hanno il coraggio di rivendicare e difendere l'agenda Monti.

9. Silvio Berlusconi non è mai stato così assente come da quando è (ri)disceso in campo. Eppure, da assente, ha comunque rimesso in moto tutto il valzer delle alleanze.

10. L'ultimo è il paradosso più serio e grave, più che un paradosso è un problema: gran parte della politica si comporta come se la crisi e la relativa emergenza fossero finite, quando si sa bene che così non è.