Dopo la rinuncia del candidato preferito alla Regione Lombardia, l'avvocato Umberto Ambrosoli, nel centrosinistra lombardo e nel Pd in particolare sono in corso le prime riunioni per capire il da farsi. Chi candidare alle primarie?
Ieri, per esempio, è arrivato il "no" di Ambrosoli – "C'è poco tempo per un progetto" – e subito, sempre ieri, si sono avviati i primi conciliaboli. Al di là dei nomi della cosiddetta società civile – leggi la ginecologa Alessandra Kustermann – due nomi su tutti animano le discussioni nel Pd e sono due nomi giovani, in ossequio al rottamando spirito dei tempi.
Ovviamente, il segretario del Partito democratico lombardo, Maurizio Martina, classe 1978 e consigliere regionale, vorrebbe che il partito gli chiedesse di correre in prima persona. Del resto, come a livello nazionale, il segretario è ovvio si senta il candidato naturale, statuto o no, vedi Pierluigi Bersani.
Però, come a livello nazionale, c'è un altro nome che circola nel Pd, quello di Pippo Civati, classe 1975 e anch'egli consigliere regionale. Civati è dato per favorito rispetto a Martina, qualora si puntasse su un esponente del Pd, abbandonando l'idea del candidato che viene dalla società civile.
Le prime voci che escono dai primi conciliaboli dicono infatti che ieri molti esponenti del Pd hanno letto con attenzione il sondaggio on line fatto dal sito di Repubblica: Civati era primo nelle preferenze dei navigatori (26 per cento) e superava perfino lo stesso avvocato Ambrosoli (21), Martina invece era distaccato (3). Certo, sul web Civati va forte da sempre, è il suo campo, ma comunque il segnale c'è ed è stato colto. Da sottolineare comunque la buona prestazione dell'ipotesi Bruno Tabacci: 19 per cento, anche perché il web non dovrebbe essere il suo campo preferito.
In più Civati avrebbe quasi pronto lo slogan del suo programma, potrebbe rubarlo al titolo del suo ultimo libro: "10 cose buone per la Lombardia che la sinistra deve fare subito".
La candidatura di Civati, inoltre, potrebbe avere un sapore renziano, senza peraltro essere renziana doc. Lo stesso Civati, sollecitato su Twitter in proposito, dice ironizzando che se si candida lo fa da solo, senza bisogno che qualcuno lanci la sua candidatura perché non vuole essere "cooptato".
Mentre Matteo Renzi (IL in edicola pubblica il suo manifesto), intervistato da Lucia Annunziata a In mezz'ora, ha preferito dire che non lancia né appoggia alcuna candidatura in Lombardia. Almeno per ora. Però Civati e Renzi in passato hanno avuto momenti comuni, eccome, salvo poi inanellare una serie di alti e bassi. Ecco, ora è un momento di basso.
Il sapore renziano senza essere renziana rafforza l'ipotesi Civati anche in quella parte del Pd che vuole sì avviare il ricambio ma senza darne il monopolio, almeno a livello di comunicazione, allo sfidante di Bersani.
Certo è che Renzi tra una settimana esatta, il 29 ottobre, sarà al Teatro Dal Verme di Milano e sarà difficile per lui non dire nulla sulla Lombardia. Così come per Civati è indispensabile saper subito cogliere l'attimo e dimostrare coraggio nel farsi avanti, prima che le logiche di partito e di coalizione appannino il gusto della novità. Questione di giorni, se non di ore.