Un italiano su quattro, più del 21 per cento della Forza Italia del ‘94, anche se i sistemi elettorali sono diversi, vota Beppe Grillo, il Movimento 5 Stelle e il suo programma fatto di tanti “no”, con una forte impronta di protesta contro la classe politica (e la stampa) e con un tono marcato di idiosincrasia verso l’Europa, vista come istituzione tecnocratica di banchieri e poco più. Il consenso per il Movimento 5 Stelle, forza nuova e con “soli tre anni” di storia, ha reso difficile il lavoro dei sondaggisti e ora sorprende, nell’entità, i leader italiani e no. Il suo è un elettorato composito e non solo giovanile, come dimostra il risultato del Senato e come lasciavano intendere gli appelli delle ultime ore venuti da esponenti delle forze politiche più tradizionali ai cittadini tentati dal votare le liste guidate dal comico genovese. C’entrano il web e la mobilitazione dei social network, ma hanno avuto un peso pure le piazze, come quella stracolma, anche se con l’aiuto dei gazebo, vista a San Giovanni. Paradossalmente, il movimento di Grillo è quello che ha svolto la campagna elettorale più tradizionale: tanta piazza e molto porta a porta, il porta a porta del nuovo millennio, quello che si chiama Internet.
Le analisi dei flussi nelle prossime ore diranno da dove vengono i consensi del movimento, ma già da ora a sensazione si può dire che, se in termini assoluti Grillo ha forse raccolto più voti dai delusi del centrodestra (comunque tanti) e dal non voto, in termini di utilità marginale ha sottratto al centrosinistra i consensi decisivi per affermarsi nelle aree contese, nel nuovo voto. E questo deve far riflettere il Pd bersaniano, mentre rafforza le istanze renziane.
Il Movimento 5 Stelle ha potuto sfruttare l’onda dei recenti scandali finanziari che hanno toccato anche il mondo vicino al centrosinistra, come ha potuto cavalcare disagio sociale e disaffezione per la politica. Ora però questa disaffezione entra in massa in Parlamento, dunque diventa rappresentanza per l’appunto politica. Nei momenti di maggior freddezza, lo stesso Grillo, a ridosso delle urne, ha lasciato intendere che affermarsi alle elezioni non significa soltanto vincere, ma vuole dire anche avere responsabilità. Un grande paese come l’Italia può permettersi un’affermazione del voto di protesta se questo voto sa trasformarsi in seria rappresentanza. Se così andrà, come il Movimento 5 Stelle sta almeno in parte dimostrando in Sicilia e perfino a Parma, il Grillo che ora dice “nessun inciucio” non sarà stato solo il megafono di un urlo. Altrimenti, gridata la rabbia, quell’italiano su quattro tornerà via via a parlare con voce (più) consueta.
(Analisi pubblicata sul Sole 24 Ore di martedì 26 febbraio 2013)