Del fisco non ci piace la prepotenza, auspichiamo l’efficacia

Non ci piace la strategia della tensione fiscale perché in Italia il fisco non è né leggero né semplice. Non ci piacciono le spettacolari ma un po’ folcloristiche operazioni della Guardia di finanza nei luoghi a maggior valore aggiunto turistico perché fanno più immagine che sostanza. Non ci piace l’inversione dell’onere della prova tributaria. Non ci piace che quando vuoi dimostrare che lo Stato ha torto, intanto paghi un tot, poi vediamo. Non ci piacciono gli eccessi da Grande fratello. Non ci piacciono le slavine burocratiche, le criminalizzazioni di settori e gli studi a volte scollegati dalla realtà.

Ma ci piace quando il fisco, grazie anche a un soggetto che sa darsi un po’ di efficienza aziendale, come l’agenzia delle Entrate e/o come Equitalia, riesce ad aumentare la sua capacità di individuare gli evasori e magari anche di riscuotere il dovuto. I dati dimostrano che molto, molto deve ancora essere fatto in quest’ultimo campo, ma anche che in questi ultimi anni qualcosa si è mosso, pure per merito di alcune linee programmatiche dell’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, confermate poi dal governo dei tecnici. Speriamo che gli enti locali sappiano proseguire nella giusta direzione in materia di riscossione, quando e se saranno chiamati a questo compito. È giusto – come abbiamo fatto – criticare l’invadenza e a volte la prepontenza di chi ha il difficile compito di accertare illeciti e riscuotere; ma è altrettanto giusto – come facciamo ora – lodarne gli sforzi per aumentare l’efficacia contro i veri, grandi evasori.

Il problema è arcinoto: consapevoli dell’eccessiva pressione fiscale italiana, della difficoltà contabile a ridurre le imposte e della onerosa complessità di quasi tutte le procedure tributarie, va trovato un ragionevole equilibrio tra necessaria affermazione dello Stato e legittima tutela della libertà (economica) del cittadino, delle famiglie e delle imprese. L’obiettivo principale dovrebbe essere soprattutto quello di evitare l’effetto pendolo tra due estremi dannosi, dal rigorismo poliziesco al lassismo filo-super-evasori. Sogniamo una normalità tributaria al posto della strategia della tensione fiscale. Anche con piccoli passi avanti. Ma facciamoli.

Pubblicato sul Sole 24 Ore del 12 luglio 2013

  • jackari |

    se vogliamo parlare di efficacia …possiamo dire chiaramente che è minima. così come è bassina la pressione fiscale (eh si sfatiamo un mito: sarebbe altissima ma in teoria in pochi pagano quindi è bassina….) basta guardare i dati…. quelli delle ultime dichiarazioni (si quelli delle gioiellerie da 16000euro annui).
    poi però non Le piace” l’inversione dell’onere della prova tributaria” ma credo non comprenda come funzioni l’accertamento tributario.. all’estero è più facile viene il tassatore, esamina l’azienda e allunga il bollettino da pagare… non c’è accertamento (e nè perdite nè utili) nè “processo” (visti i “giudici” tributari in italia le virgolette sono d’obbligo). in italia in quattro gatti devono accertare milioni di imprese e quando le beccano (magari si pretende anche la prova provata dell’evasione) poi c’è l’adesione, la mediazione, la conciliazione, il ricorso, il primo grado, il secondo e quando si sta per pronunciare la cassazione…il condono. Intanto il buon evasore sa bene che per ogni anno che viene beccato almeno altri quattro riesce a farla franca (eh si in italia se vieni accertato un anno l’anno dopo sei fresco come una rosa).

  • egidio |

    Perfettamente d’accordo, aggiungo alle cose che non piacciono le mille comunicazioni all’Agenzia delle Entrate di informazioni che dovrebebro essere già note, soprattutto ora che l’cchio del fisco puo vedere ogn movimento finaziario e che dovrebbe essere acceso solo se stimolato da una serie di segnalzioni sospette di possibile evasione .
    Ci piace la semplificazioen parola assai abusato ma che si dovrebe tradurre in forfetizzazione delle impsote sulla base di ricavi,per i contribuenti minori. Sulla possibilità di porre interessi tar loro contrastanti, si veda quanta evasine ha fatto emergere la possibilità di recuperare parte dei costi di ristrutturazione nell’edilizia, nella possibilità di trovare agevolazioni fiscali in proporzione agli utili dichiarati e reinvestiti nella propria azienda, così si darebbe un grande stimolo a dichiarer redditi ed all’economia,nella soppressione delle imposte indirette sulle compravendite immobiliari, se poi si applica un’imposta patrimonaile, in tal modo si fa risparmiare denari a chi compera in un momento in cui è chiamato a sborsarne tanti, ma credo che le possibilità siano ancora tante tante.
    Continui con i suoi articoli , grazie

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