Perché Tosi può correre (ovviamente con un “ma”)

Chi nel centrodestra sta sottovalutando Flavio Tosi sbaglia. Tosi ha (quasi) tutti gli atout giusti per contendere la leadership dello schieramento, chiamiamolo, moderato a qualunque altro concorrente. Intanto è partito senza stare ad alambiccare su regolamenti, primarie, congressi, correnti, bilanciamenti: il modo migliore per tentare di fare le cose è farle e Tosi ha raccolto un bel po' di persone a Mantova. In più non si nasconde dietro i tatticismi e dice chiaramente quel che intende fare: correre.

Ha esperienza di governo della cosa pubblica e per di più nel cuore delle future economie, le città. E' un sindaco e come sindaco è amato, non soltanto dalla sua parte politica. Essere sindaco e aspirare alla premiership è cosa che si porta bene (in campagna elettorale almeno) da Francesco Rutelli e Walter Veltroni a Tosi passando per Matteo Renzi. E' della Lega ma dalla Lega ha saputo smarcarsi per tempo. E' un outsider ma ha saputo fare le intese giuste con il potere (anche del passato) se e quando è servito alla sua città. Ha un buon rapporto con il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ma ha da sempre un profilo autonomo anche grazie a scelte compiute a Verona in perfetta autonomia anche rispetto al suo partito e al suo leader di allora, Umberto Bossi.

Non è stato troppo a Roma ma a Roma si è fatto vedere (anche se a onor del vero non porta benissimo il proscenio preferenziale di Ballarò ai leader politici, vedi Polverini, Fini e altri appunto dimenticati). Ha qualche legame con il mondo della finanza e delle imprese, vedi gli scambi di reciproche professioni di stima con l'altro outsider del momento, Corrado Passera. Si fa capire in tv. Ha un volto duro ma sa sorridere. Dice di aver sempre messo il tricolore. Potrebbe essere capace di chiamare alla rivolta dei campanili pure settori del meridione, anche se questo è il fronte su cui è più scoperto, il campo più difficile dove gioca la sua partita.