Curzio Maltese sbaglia

Quando non vogliamo prendercela con noi stessi (o con una parte di noi stessi), ce la prendiamo con le macchine (tutte le macchine). Intendiamoci, il tema del giorno è proprio quello sollevato da Curzio Maltese su Repubblica di oggi. "Sono convinto – scrive – che Internet sia un passo indietro rispetto all'evoluzione della specie". Discreta battuta, buona provocazione, tesi bislacca.

Certo, si potrebbe intanto liquidare il tutto dicendo che sarebbe come dire che l'automobile è un passo indietro rispetto all'evoluzione della specie perché ci fa litigare ai semafori – ho sentito dire cose inaudite da persone di una tranquillità cristallina! – o perché qualcuno, cattivone, usa le vetture magari anche per fare una rapina. Maddai?

Ma Maltese aggiunge: "Di sicuro lo è per la democrazia, retorica a parte", sempre un passo indietro, ovviamente. E perché? Perché a Maltese non piace il partito/movimento di Grillo & Casaleggio & associati. Già, perché dalla rete sarebbe nato, quel movimento. (Come peraltro gran parte del successo elettorale di Barack Obama, tanto per fare soltanto un altro esempio). Siccome Grillo e Casaleggio, però, per tutte le cose che spiega Maltese, usano male la rete allora la rete è un passo indietro per la specie. Quindi siccome non mi piace come suonano i Clash, la musica è un passo indietro per la specie?

Dunque, di passo indietro in passo indietro, torniamo all'età della pietra, meglio, perché chiunque può usare male qualunque invenzione della specie umana. Fatico a trovare una sola cosa, invenzione, scoperta, innovazione che non può essere usata anche male. Fatico, aiutatemi.

"Lungi dal liberare i cittadini dalla passività del mezzo televisivo, la rete ha costruito una base di finta partecipazione che permette a chi comanda di decidere da solo, ma tra gli applausi dei sudditi". Ecco, risolto, trovato il nuovo Leviatano, il male assoluto: prima era la televisione (ontologicamente berlusconiana) e ora è la rete (ontologicamente grillina). Mai a dire che magari il problema siamo noi (parte di noi), come persone che usano bene o male lo strumento. No, è colpa delle macchine, dello strumento, del progresso. Ma non eravamo tutti un po' progressisti?

Se un signore usa un bisturi per fare una rapina, invece che per fare un'operazione che ti salva la vita, facciamo così: arrestiamo il bisturi, non il signore, anzi arrestiamoli tutti, i bisturi, così non si potranno più nemmeno fare le operazioni. Geniale?

"Oltre a impedire la partecipazione…". Addirittura impedire? Senza scomodare la retorica delle primavere arabe organizzate sui social network, sa Maltese che cosa succede in certi regimi se qualcuno digita parole non gradite? E sa perché succede quel blocco per molte ore del pc? Perché la rete, usata in un certo modo, è uno straordinario strumento di conoscenza e di partecipazione. Che cosa impedisce davvero la partecipazione, il sapere a distanza grazie al web o la censura che impedisce di sapere a distanza grazie al web?

Comunque, "oltre a impedire la partecipazione – scrive Maltese – la rete limita anche al dibattito". Già soltanto il fatto che lui e io (o almeno io con lui) stiamo dibattendo a distanza senza conoscerci smentisce l'assunto, ma il bello viene dopo. "O meglio (sempre la rete, ndd), abbassa il dibattito a un livello tale dal renderlo del tutto inutile, se non come pretesto per sfogare la rabbia di qualcuno e la pazzia di molti". Ma il problema è la rabbia, la pazzia di molti o dove questi sentimenti brutti trovano sfogano? Se scrivo insulti sul muro – insisto – mi preoccupo del muro o del mio operato?

Ma si dice che la rete fomenti, fomenti molto più rispetto al passato, rispetto ai media del passato, i nostri (o i loro) istinti peggiori… Siamo proprio sicuri? A me pare che livelli bassi, bassissimi di dibattito e invece alti di violenza, anche estrema, non soltanto verbale, abbiano riguardato e caratterizzato momenti storici e generazioni ben precedenti l'arrivo del web, dalla clava in poi, diciamo.

Non abbiamo mai pensato di dare la colpa al ciclostile quando certi volantini o giornali o tazebao incitavano all'odio di classe o simili? E se si pensava di regolamentare la stampa, clandestina o no, allora si elogiava il bel gesto di eleganza intellettuale, si inneggiava al passo in avanti della specie e/o della democrazia, o piuttosto si gridava alla censura?

"Su Internet sono tutti esperti, scienziati, profeti". Basta entrare in un bar a prendere un cappuccino la mattina per capire che forse più che il luogo – virtuale e/o reale – è il soggetto a sentirsi esperto, scienziato, profeta, commissario tecnico. Sempre lì si ricade, la confusione tra il cosa (o il chi) e il dove (o il come).

Però Maltese, oltre a cogliere nel segno dell'individuazione del dibattito del momento, ha anche un'illuminante chiusa finale, nel suo articolo: "Poiché tutto è complotto, nulla lo è". Appunto, poiché tutta la rete non è "un passo indietro rispetto all'evoluzione della specie", forse il problema a volte è la specie (o tanti o pochi esponenti della suddetta).

Andiamoci tutti sulla rete e andiamoci con tutti i nostri valori, i nostri anticorpi, i nostri freni, le nostre libertà, le nostre vite, sapendo che è uno strumento e semmai un luogo, e che comportarsi bene è bene in qualunque luogo e con qualunque strumento. Se poi ogni tanto la macchina non si accende o non esegue bene, magari siamo noi che stiamo sbagliando qualcosa, magari dobbiamo inserire la spina oppure più semplicemente accendere il computer.

  • ilfalconemaltese |

    E’ solo invidia professionale. Non hanno più la platea solo per loro. Sono stati (i giornalisti come Maltese)i depositari sacerdotali della mistificazione e invece ora c’è il libero mercato. Maltese, alla stregua di Grillo, direbbe che controllavano le derive della ragione mantenendo la temperatura su posizioni di mainstream. Ora invece s’è schiuso il vaso di Pandora, l’idiozia è stata sdoganata. Come Placido (Beniamino) che mal sopportava quelli che scrivevano solo perché così non avevano tempo per leggere quello che scriveva lui. Maltese andrebbe radiato da tutte le pagine di recensioni solo per aver stroncato (peggio: denigrato con la puzza sotto il naso) un grande film come “Melancholia”. Esattamente come farebbe l’avventore tipico da bar.

  • Davide |

    Maltese si riferiva all’uso strumentale della rete e alla difficoltà attuale di utilizzarla per migliorare il dibattito democratico. La democrazia ateniese aveva le sue regole, mentre in Rete prevale per ora un dibattito caotico, pieno di insulti, fakes, troll, teorie strampalate, leggende metropolitane e così via. Twitter per i suoi scopi funziona, ma per discutere ed elaborare proposte ci vorrebbero strumenti software più adatti. Altrimenti diventa un grande brainstorming (o forse meglio: uno sfogatoio). Cordiali Saluti

  • Danton |

    Me lo farò spiegare meglio a Radiotube con Marta Cagnola su Radio 24, sabato e domenica prossimi. Spero.

  • Stefano |

    Mi spiace ma Lei non ha capito nulla, o quasi, dell’articolo di Maltese.

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