"L'esame del disegno di legge di riforma della legge elettorale nell'Aula della Camera è stato rinviato a martedì della prossima settimana. Lo ha annunciato il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, lasciando la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. L'esame doveva iniziare oggi pomeriggio". (Radiocor)
Il vero timore di Matteo Renzi non è certo quello di logorarsi, alla guida del Partito democratico o a Palazzo Chigi; la sua inerzia e la sua personalità, infatti, sembrano a prova di logorio della vita politica moderna. Il suo timore invece è che all'ultimo momento Silvio Berlusconi si sfili, come fece al tempo della Bicamerale.
Mettetevi nei panni di Berlusconi. A Palazzo Chigi non può più tornare per legge, dunque non ha più un reale, forte interesse a vincere le elezioni in un regime maggioriario perché il momento successivo al voto, dopo aver sfruttato al meglio la sua capacità di attrarre voti in campagna elettorale, la coalizione vincente, la sua, avrebbe un nuovo leader, il prescelto per andare a Palazzo Chigi al suo posto.
Non avendo scelto un vero delfino, perché Berlusconi dovrebbe farlo? Perché con una maggioranza in Parlamento potrebbe sperare in riforme anche a lui più favorevoli? E' dura, siamo comunque un paese che ha qualche peso e contrappeso. E poi il prescelto per Palazzo Chigi avrebbe poi così tanta voglia di far passare leggi accusate di essere "ad (altra) personam"?
E poi perché faticare per poi regalare una coalizione e una legislatura a Palazzo Chigi a un altro leader scelto non per convinzione ma per necessità?
Un discorso diverso sarebbe se ci fosse in campo Marina, ma non c'è.
E se poi perdesse un'elezione a regime maggioritario? Ancora peggio, per Berlusconi. Sarebbe la sua fine politica con in più lo schieramento a lui avverso in grado di governare senza di lui, grazie all'Italicum e al premio di maggioranza, e in grado di fare leggi senza bisogno della sua collaborazione e magari sfavorevoli a lui e alla sue aziende.
E allora? Qual è l'unico sistema che comunque vada non si perde, soprattutto se si è il primo o il secondo partito? Esatto, il proporzionale, quello uscito dalla Consulta. Così Berlusconi sarebbe comunque determinante e protagonista e non avrebbe un successore (indirettamente designato) a Palazzo Chigi.
Ecco il timore di Renzi: che Berlusconi voglia in realtà andare al voto con il proporzionale e per di più nel momento a lui più propizio, mantenendo, tra stop and go, fino ad allora il suo ruolo da protagonista, sebbene decaduto dal Senato, per poi far saltare il banco delle riforme. Berlusconi si è sempre dimostrato più scaltro nella tattica fuori da Palazzo Chigi, del resto.
Finché il tavolo delle riforme è imbadito, Berlusconi ha un posto. E poi, una volta fatte le riforme? Ecco il problema da cui nasce il timore di Renzi.
Per il resto, ovviamente Renzi preferisce e vuole andare a Palazzo Chigi soltanto dopo un voto, dopo le elezioni e dopo le riforme istituzionali ottenute dalla guida del Pd. Ovviamente è molto difficile dire di "no" a Palazzo Chigi se proprio, proprio non c'è altra alternativa.
Resta che l'ipotesi più probabile è la seguente: rimpasto del governo Letta senza eccessi di renzismo al suo interno, patto di coalizione per un anno nel quale si fanno le tre riforme sul tavolo – legge elettorale, nuovo Senato, riscrittura del Titolo V – e nel quale trascorre il semestre di presidenza dell'Ue, poi nella prossima primavera il voto e la festa (speriamo) dell'Expo. Timori permettendo.