Ai liberal-democratici milanesi prudono le mani, non nel senso che avrebbero voglia di menarle, ma nel senso che avrebbero voglia di usarle per fare qualcosa per la (loro) città. D’accordo, il friccicorio liberal-democratico non è tanta roba elettorale quanta l’avanzata fiorentina di Matteo Renzi o il sempiterno (almeno nel ricordo) spirito del ’94 degli ex, post, neoberlusconiani e degli ex, post, neoleghisti di osservanza salviniana. Ma quel brio può essere tanta roba in fatto di circolazione delle idee, di modernizzazione di parti di paese, di storia del riformismo lombardo, tanto che alcuni, più che di “liberal-democratici” milanesi vogliono parlare di “liberal-socialisti”. Ecco, definizioni a parte, in quest’ambito, a Milano, una delle voci più ascoltate da tempo è quella di Sergio Scalpelli, già dirigente della Casa della cultura, già amministratore del Foglio delle origini, poi assessore della giunta di Gabriele Albertini e infine uomo delle relazioni di Fastweb. Su Facebook Scalpelli ha scritto: “Pensierino di fine anno: posto che Sala dovesse vincere le primarie del centro sinistra a Milano, avrebbe senso proporre al candidato Sindaco ed al PD di sostenerlo con una lista di limpida impostazione liberal-democratica?”. Piccolo aggiornamento sulle reazioni al momento (circa) in cui questo post va in stampa: 65 mi piace, sei condivisioni, una cinquantina di commenti, molti positivi. Tra cui un secco e buon giudizio di Stefano Boeri, architetto premiato nel mondo con il suo bosco verticale, già assessore (riottoso ma meritevole di lode) alla Cultura nella prima giunta Pisapia e ora sostenitore della candidata alle primarie Francesca Balzani. “Buona idea chiunque vinca”, scrive Boeri a proposito della suggestione scalpelliana.
E’ proprio il bello delle primarie: mettono in moto menti e corpi della politica dentro e fuori i partiti, dentro e fuori i salotti, dentro e fuori i giornali. Ma è anche il bello di corse vere e di candidature che esistono sul serio, come indubbiamente si può dire per quanto riguarda le primarie che culmineranno nel voto del 7 febbraio 2016, come ha ricordato oggi il premier Matteo Renzi nella conferenza stampa di fine anno. Sì, perché dal punto di vista meramente tattico fa forse bene Silvio Berlusconi a consigliare ai suoi e al centrodestra di aspettare per vedere chi candiderà lo schieramento a loro avverso, ma la macchina che si accende con le primarie di solito porta da qualche parte; chi sta fermo, invece, sta fermo. A volte può anche convenire, ma è bene saperlo.
Il tutto dimostra anche un’altra cosa: è poca roba da polemiche di stampa la discussione su “se c’è tizio dell’Ncd, allora non ci siamo noi…”, “se c’è Caia di Sel, allora Sel caccerà Caia…”, le primarie e i candidati alle primarie devono avere come unico scopo – verrebbe da dire: “civico” – quello di mettere in azione quante più energie possibili dietro a un possibile, buon sindaco e dietro un possibile, buon programma. Sulle personalità in campo finora siamo abbastanza a buon punto. Per le idee dice che si stanno attrezzando. E per avere le idee è un bene che ai liberal-democratici milanesi prudano le mani.
La partenza scapigliata di Sala e quella tecno-orgogliosa di Balzani (to be continued…)