E se fosse l’inizio della fine dei populismi? Mi spiego. Tutti i fenomeni politici legati agli umori degli elettori sono ciclici, salgono e scendono, salgono e scendono. Per vincere – da leader o movimento o battaglia populista – bisogna trovarsi all’inizio del ciclo, cioè al punto giusto dell’ascesa e al momento giusto dell’umore popolare. Vedi Donald Trump o Brexit. Ma poi gli umori politici come quelli delle persone passano, vedi l’esplosione dell’Ukip a babbo euro-britannico morto. In Spagna, per esempio, non hanno mai attecchito a destra e sono in crisi a sinistra, vedi i problemi di Podemos. In Olanda vanno forte ma sono stati fermati alle elezioni, vedi Gert Wilders secondo. In Austria pure. In Francia Marine Le Pen va molto forte, ma c’è Emmanuel Macron a guardia dell’europeismo. In Germania la partita è tra i partiti più tradizionali d’Europa, ma ammetto che il modello tedesco fa storia a parte. In Italia la Lega nord arriva fino a un certo punto all’insù nei sondaggi e il Movimento 5 Stelle pare più un populismo anti classe dirigente italiana che non un populismo global-nazionalista anti immigrazione, sebbene le pulsioni antieuropee siano evidenti. E comunque forse il governo della città di Roma lascerà un po’ il segno.
Insomma, ma non è che tutto questo “al lupo, al lupo populista” serve anche un po’ a nascondere la crisi della sinistra globale? I democratici americani hanno perso. I laburisti britannici sono irrilevanti. I socialisti francesi arrancano. I laburisti olandesi sprofondano. Il centrosinistra italiano si fraziona. Possibile che proprio nel momento in cui l’umore elettorali chiedono protezione poi i voti non vanno a sinistra? Carenze di idee? Di leadership?
Quali sinistre funzionano? Che tipo di sinistra funziona? Quello che abbandonano il vestito del partito tradizionale e indossano i panni dell’offerta politica nuova, vedi Syriza in Grecia e En Marche! in Francia. E in Italia… Chissà, magari il Movimento Arturo #sischerza.