Che cosa c’è attorno al capolavoro tattico di Salvini

Dal punto di vista della maestria tattica, non c’è che dire, Roberto Maroni, fuoriclasse in materia, ha avuto un successore alla guida della Lega nord degno del maestro. Ma la tattica basta? Questa è la domanda che i leghisti devono farsi dopo il buon successo elettorale delle Europee. La Lega che fu di Umberto Bossi si muoveva sì con grande spregiudicatezza tattica – alleata e no di Silvio Berlusconi, indipendentista e autonomista e federalista a seconda del periodo e della convenienza, non violenta e barricadiera, così come liberista o dirigista quando e se serviva, cattolica e laica a stagioni alterne – ma era sempre in azione all’interno di una chiara e netta cornice di idee, di simboli e di storie, con tanta pancia e cuore, oltre al calcolo contingente: la Lega bossiana era un partito di popolo e di popoli che chiedevano più rispetto per le loro identità locali e per il diritto di (più o meno) autoregolamentarsi. Chiara la cornice, qualunque tattica era percepita come giustificata. C’erano i riti alla Pontida, i colori verdi, i canti, il folklore, gli alleati ben individuabili all’estero nei movimenti indipendentisti. C’era perfino un europeismo coltivato nell’idea che il “nemico” fosse lo stato nazionale, non la confederazione sovranazionale. Anzi, Bruxelles poteva perfino essere alleata nella battaglia comune contro le gelosie di potere degli Stati nazione. Oggi invece la tattica sembra aver preso il posto della cornice, della strategia (che probabilmente è in via di elaborazione). E questo è un rischio, nonostante per certi versi, vista la grave crisi della Lega fino a qualche mese fa, un simile sviluppo fosse più o meno inevitabile. Il problema della tattica senza basi solide è che la puoi usare poche volte e a distanza di tempo, non puoi sembrare opportunisticamente oscillante a seconda delle rabbie del momento. Intendiamoci, Matteo Salvini dal suo punto di vista è stato veloce, credibile e determinato nello scegliere di cavalcare subito e bene i temi caldi del periodo: basta euro nel simbolo, più chiaro di così. Ha inoltre dimostrato una prestanza anche fisica notevole, era ovunque: piazza o tv, su e giù dal camper, in maglietta e barba poco curata, ha dato e dà l’idea di un movimento più che vivo, vivace. Spregiudicato nelle alleanze, certo – tanto che fa certamente un po’ strano vedere assieme un movimento come la Lega che nel nome ha il “nord” e un movimento come il Front di Marine Le Pen che nel nome ha invece l’aggettivo “national” – ma molto propenso alla conquista di nuovi consensi e/o elettori.

Quanto può durare? La crisi del principale partito di centrodestra, Forza Italia, ha favorito la Lega in questa occasione elettorale. Magari anche il ritorno a casa di elettori passati a Grillo per punire la Lega post scandali ha dato un contributo. Però certamente stavolta Salvini ha raccolto per la Lega nord molto voto di opinione e di protesta contro l’euro e l’Europa. Lapalissiano. Consenso buono per questa volta, ma per le prossime? Il voto di opinione è legato agli umori e gli umori, si sa, sono volubili. Per consolidare i nuovi consensi della nuova Lega servirà qualcosa d’altro e di più. Salvini lo sa e subito si è dimostrato ancora una volta rapido. Ha rivolto la sua prima dichiarazione politica extra festeggiamenti al Matteo ancora più vincitore, cioè Renzi: firmi un referendum, almeno uno, di quelli proposti dalla Lega. Come a voler immediatamente sottolineare al leader del centrosinistra e agli italiani che la Lega non è soltanto “basta euro”, ma ha un programma più completo e che vuole lanciare a livello nazionale (come nazionale è stata la recente campagna elettorale) proponendosi, per la verità in questo caso in modo un po’ velleitario, di essere il centro del nuovo centrodestra e una forza destinata ad allargare i propri confini territoriali. Silvio Berlusconi, che in fatto di velocità di azione tiene botta eccome, ha capito il tutto e ha subito fatto annunciare a Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia e neo-eurodeputato, che firmerà i referendum leghisti: abrogazione legge Merlin, abrogazione legge Fornero, abrogazione legge Mancino sui reati di opinione, abolizione delle prefetture, esclusione degli extracomunitari dai concorsi pubblici. E li firmerà già in settimana, ha detto Toti, rapidissimi. Il cantiere del centrodestra è aperto, i palazzi hanno bisogno di solide fondamenta.

  • antonimo |

    La Lega di Salvini ha finalmente compreso il fatto che l’Italia o si salva tutta o finirà tutta male. In altre parole, il differnziale di sviluppo tra nord e sud nell’Italia nel dopoguerra, non è stato un freno, ma uno dei motori del progresso del Paese che ha portato benefici e ricchezza al nord industriale, con ricadute economiche positive anche per il sud, portando progresso per tutto il Paese. Quella di Salvini non è dunque una “scelta tattica”, ma una visione strategica di largo respiro basata su una analisi economica puntuale e veritiera. L’esatto opposto di quanto vanno blaterando i “guru” del pensiero unico “liberal-liberista” del Pd e non solo, la cui palese incapacità politica ed economica, deriva dal loro essere al servizio del progetto di deindustrializzazione dell’Italia avviato dall’asse franco-tedesco circa trenta anni fa. Le Lega di Salvini è dunque il nuovo “comitato di liberazione nazionale” dalla perversa dittatura europea della troika, l’inizio della fine per gli euro-servi nostrani, nemici dei cittadini e della nazione.

  • Lutave |

    carissimi Tutti, Ho avuto occasione di vedere Matteo, e a guardarlo negli occhi vedi una persona BUONA e LEALE. Matteo sarà l’uomo della nuova LEGA NORD. Che guarda con molta Simpatia anche ai problemi del SUD del nostro paese anche per quelli che non se ne erano accorti.
    Questo è il nostro Rappresentante, questo è MATTEO SALVINI.
    Buone cose a tutti.

  • MICHELE LAURENZA |

    La Lega ha preso il 6% contro l’11 delle scorse europee. Considerando la bassa affluenza, siamo al 4/4,5%. Capolavoro? Se Salvini è uno stratega, siamo messi proprio bene!

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