Dieci piccole novità degli ultimi giorni
1. Un (nuovo) partito a sinistra del Pd prima o poi nascerà. Ci stanno lavorando tra Sinistra, ecologia e libertà, dissidenti del Movimento 5 Stelle, brandelli di Liste Tsipras e autosospesi democratici. Il leader naturale di questa formazione sarebbe Pippo Civati, che però, giustamente, non vede perché dovrebbe uscire da un grande partito: meglio fare il leader della sinistra (neoleopoldina) di quel grande partito, con l’idea magari in futuro di rafforzarsi vieppiù.
2. Beppe Grillo ha capito che Matteo Renzi stava vendemmiando anche nella sua vigna e dunque ha offerto al premier il dialogo (vero o presunto, si vedrà) sulla legge elettorale.
3. Le aperture di Grillo a Renzi, la nuova disposizione della Lega nord di Matteo Salvini a parlare di Senato e Titolo V, la sostituzione dei senatori nella commissione che si occupa delle riforme e l’esito elettorale delle Europee stanno portando Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia di fronte alla scelta decisiva. Quasi tutto congiura perché Berlusconi, meno determinante di prima al tavolo delle riforme, faccia una scelta identitaria (e fiscale) di opposizione dura e pura, anche per (ri)unire il centrodestra.
4. Matteo Salvini, forte di un discreto risultato elettorale, continua a tentare di costruire un partito nazionale antieuro, partendo dalla Lega antinazionale. Lui stesso non è convintissimo dell’idea che pure un po’ gira di poter essere il Matteo, ormai sinonimo di leader, del nuovo futuro centrodestra riunito, ma intanto va avanti e, dopo i toni e gli slogan da campagna elettorale, riscopre anche la buona tattica del dialogo parlamentare, condito con spruzzate di campagne referendarie più ravvicinate di quelle presidenzialiste del Nuovo centrodestra.
5. Come tutti i partiti nati da una scissione, il Nuovo centrodestra, passata la fase della separazione forte, sta perdendo la sua spinta propulsiva e si vede in bilico tra l’idea di finir inghiottito da centrismi del passato (leggi Udc, rileggi Casini) e la tentazione di tornare nella casa madre del centrodestra più o meno diversamente berlusconiano.
6. Il premier Matteo Renzi va veloce sulla strada delle riforme, delle nomine e del suo progetto (rottamatore) perché sa che questa situazione di assoluta mancanza di alternative a lui credibili non durerà in eterno e perché intende sfruttare al meglio il semestre di presidenza europea (su questo fronte, sorprese in vista in termini di vertici più o meno bilaterali e di nuovi motori dell’Ue). E’ bene a questo proposito ricordare proprio quello che ha detto il premier il giorno dopo le Europee: ora può iniziare la rottamazione…
7. Scelta civica chi? La parte riformatrice di Scelta civica farebbe bene a prendere atto che i suoi elettori hanno già scelto il Pd e seguirli.
8. Nel deserto politico del centrodestra – Lega nord di Salvini a parte – Corrado Passera almeno ci prova. E’ partito, non ha ancora una grande storia da raccontare (anzi, la metafora del cantiere è un po’ stantia), ma ha qualche chance dovuta al suo esser stato fuori dal fallimento di Scelta civica e al fatto di non essere al centro di (troppi) odi del passato.
9. La trattativa politica indiretta tra il premier e la Lega nord ha sullo sfondo ma nemmeno poi tanto anche il dossier decisivo per l’Italia dell’Expo. Ricordate l’avvertimento del governatore Roberto Maroni: opere in ritardo?
10. La scelta di Matteo Orfini per la presidenza del Partito democratico dimostra che oggi se non ti chiami Matteo e non hai più o meno 40 anni sei out. (Danton fa festa a metà).