Facciamo un gioco, un gioco delle coppie. Si profila all’orizzonte del centrodestra prossimo venturo una sorta di competizione tra ticket? Comunque c’è sempre un leghista di mezzo. Da una parte, infatti, c’è il progetto verde-nero e il ticket possibile tra Matteo Salvini, leader della nascente Lega dei popoli, e Giorgia Meloni, guida dei Fratelli d’Italia. Dall’altra c’è l’opzione meno “partitica”, nel senso tradizionale del termine, rappresentata dall’asse tra Corrado Passera e la sua Italia Unica e il sindaco (post)leghista di Verona, Flavio Tosi. Sullo sfondo resta comunque il (nuovo?) Silvio Berlusconi stabilizzatore, protagonista del patto del Nazareno almeno finché del patto del Nazareno Matteo Renzi avrà bisogno.
L’intervista di Giorgia Meloni a Mattia Feltri sulla Stampa di oggi suona come un’apertura della trattativa tra la Lega e i Fratelli d’Italia: “Io sfido Salvini a fare sul serio: facciamo una cosa vera, rivoluzionaria”. Cioè? “La Lega abbandoni il secessionismo e l’idea di una lista del Nord e una del Sud e facciamo nascere con tutti quelli che ci stanno un partito nazionale autenticamente alternativo a Renzi e alla sinistra, che si occupi di tutti”. E, nel caso non si fosse ancora capito che è un’apertura della trattativa, all’inviato della Stampa che giustamente dice: “Non sebra che ci siano molti presupposti di fare questa nuova destra” Meloni risponde: “Attenzione, non ho detto di no. Ripeto: rilancio…”. La Lega sta più o meno superando il secessionismo con la giustificazione che la crisi e l’Europa sono oggi problemi prioritari, dunque la trattativa può iniziare. Certo, ha ragione anche Meloni quando ricorda nella stessa intervista che lo stesso Salvini, poi, non è così refrattario a trattare anche con Silvio Berlusconi, avendo in mente anche qualche obiettivo da mettere sul piatto, come la candidatura a sindaco di Milano.
Dall’altra parte invece – quella di Passera e Tosi – tutto è più fluido, meno incardinato e ancora poco consolidato e quindi poco chiaro, più carsico. I due si studiano da tempo. Entrambi stanno girando l’Italia, il primo per presentare il suo libro “Io siamo” e il suo movimento Italia Unica, il secondo per accendere Fari della sua “Fondazione Ricostruiamo il Paese che è arrivata ormai a piantare la bandierina in 44 province italiane, al Nord, al Centro e al Sud”, come ha ricordato alcuni giorni fa l’Arena di Verona. Hanno più volte manifestato reciproca stima. Si presentano come desiderosi di ricostruire il centrodestra azzerando il passato, andando oltre i partiti e i leader che furono. Per questo è oggi molto difficile valutare la loro presa su quale e quanto elettorato. Per questo è più difficile seguirne le mosse e intravedere la trattativa, il campo di gioco. Certamente, Tosi intende contendere, alle primarie, la leadership del centrodestra anche allo stesso Salvini e per questo sta (ri)consolidando i suoi rapporti con il governatore lombardo, Roberto Maroni, non convinto della stagione neolepenista della (sua) Lega.
Il gioco è aperto e il clima elettorale è forte. “Si voterà in primavera. Renzi farà saltare il tavolo”, ha detto Matteo Salvini a Radio 24.