Il problema non è Corbyn

Il problema non è Jeremy Corbyn, tantomeno il suo discorso direttamente “importato” dagli anni 80. Perché sai che sorpresa… Il problema è perché, almeno in Europa, leader di sinistra riformisti e pragmatici e vincenti lasciano di solito in eredità partiti di sinistra così indeboliti da voler scegliere il comodo rifugio dell’ideologia più tradizionale oppure praterie buone per cavalcate di leader (nuovi) di destra. Prendiamo Felipe Gonzalez? Aprì all’arrivo di José Maria Aznar, leader popolare ma dai forti tratti liberal. A sinistra? Prima il vuoto e poi un deludente, ma graziato nell’immagine, José Luiz Rodriguez Zapatero, quello del socialismo ciudadano. Prendiamo Gerhard Schroeder? Aprì all’arrivo di Angela Merkel. A sinistra? Lunghe sconfitte, scissioni e vuoto di leadership. Prendiamo François Mitterrand? Aprì a Jacques Chirac e poi Nicolas Sarkozy. A sinistra? La breve stagione di Lionel Jospin, tante divisioni e liti, e la delusione (almeno finora) François Hollande. Prendiamo Tony Blair? Ha aperto a David Cameron, liberal-conservatore. A sinistra? La breve stagione di Gordon Brown, poi il deludente Ed Miliband e infine il Corbyn direttamente “importato” dagli anni 80.

Azzardando una prima, un po’ rozza spiegazione, si potrebbe dire che i partiti di sinistra europea quando negli ultimi decenni hanno scelto leader pragmatici e riformisti (veri) lo hanno fatto non per convinzione, ma per convenienza, ovvero perché quei leader erano indispensabili o quantomeno funzionali per ottenere una vittoria elettorale. E quei leader pragmatici e riformisti (più o meno veri), anche perché consapevoli di ciò, per parte loro non si sono curati più di tanto di cambiare nel profondo i loro partiti, di riformare davvero (con tanto di necessaria autocritica) le idee di fondo della socialdemocrazia continentale, di ottenere il sincero consenso all’interno dei loro movimenti politici, ma si sono accontentati di “dominarli” e governarli con la capacità persuasiva della loro forza elettorale. Sfumata quella, però, nella pancia dei partiti di sinistra si torna al sogno della bella opposizione. Almeno in Europa. E in Italia?