Matteo Renzi ha soltanto da guadagnare dal dialogo con Silvio Berlusconi sulle riforme, Beppe Grillo ha soltanto da guadagnare dal dialogo con Matteo Renzi sulle riforme. Ecco perché Renzi continua a preferire il dialogo con Berlusconi. Meglio il caimano del comico? Intanto, perché Renzi dovrebbe dare una mano a Grillo a uscire dall’angolo in cui si sta lentamente cacciando con il suo movimento sempre più litigarello e sempre più isolato, sebbene forte di un comunque consistente 21 per cento alle Europee? Inoltre, il patto del Nazareno, tra le mille oscillazioni, è qualcosa che appare più concreto, strutturato e duraturo. Non è detto che porti a tutti i risultati sperati, soprattutto ora che il mondo berlusconiano è tentato di riaccendere i toni dell’opposizione dura per ritrovare almeno un po’ di vigore, ma come cornice appare più funzionale al momento politico rispetto a una scommessa come quella di affrontare, in streaming o no, il rischio bluff dei pentastellati. L’offerta di dialogo grillina infatti sembra più estemporanea, tattica e parte subito più che da un processo condiviso di formulazione di riforme da un botta e risposta tra proposte non troppo conciliabili sulla riforma elettorale. Inoltre, il patto del Nazareno non riguarda soltanto la legge elettorale, ma anche il Senato prossimo venturo e il Titolo V. Certo, sul Senato e sul resto non è che il patto del Nazareno sia poi così solido, ma comunque è più incardinato dell’alternativa grillina. E perché proprio ora che dal Movimento 5 Stelle stanno arrivando i dissidenti a rimpinguare le file di un possibile partito alla sinistra del Pd, capace magari in futuro di appoggiare, seppur criticamente, il governo, perché proprio ora – si diceva – scongelare i pentastellati aiutandoli a riprendersi dal punto di vista dell’iniziaitiva e della rendita di posizione? Se i pentastellati voglio collaborare alle riforme – pensano i renziani – lo facciano in Parlamento, non erano proprio i grillini a dire che le riforme si fanno nelle istituzioni, alla luce del sole, e non in accordi tra partiti o, peggio, tra leader di partiti? Dimostrino di essere sinceri, è la prima reazione renziana all’apertura grillina. Berlusconi, per quanto coriaceo e mai domo, è comunque in una posizione di maggior debolezza rispetto a Renzi, e soprattutto lo sarà in futuro, di quanto non sia ora e non possa essere nei prossimi mesi e anni Grillo con il suo movimento. Il prezzo di una trattativa fallita com Grillo sarebbe il rafforzamento di Grillo, il prezzo di una trattativa fallita con Berlusconi sarebbe il ricorso alle urne (o riforme approvate a maggioranza per mancanza di alternative). E l’ultima volta alle urne il Partito democratico renziano ha preso il 40,8 per cento. Fatti due calcoli, a Renzi conviene mantenere l’attuale spirito dei tempi, magari rafforzandolo con qualche negoziato con la Lega di Matteo Salvini; fatti due conti, gli conviene consolidare con l’attuale cornice politica, quella che finora gli ha portato consensi e fortuna. Se poi i forni da due diventano tre, quattro… beh, acqua per l’orto, ma la cornice è una. Per ora.
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