La prossima sfida di Marine Le Pen, sconfitta alle presidenziali ma agguerrita in vista delle legislative, è molto semplice, anche se molto complicata. La sfida per lei è rispondere positivamente alla seguente domanda: riuscirà madame Le Pen a fare ai neogollisti ciò che Emmanuel Macron ha fatto ai socialisti? Ovvero, svuotare i Repubblicani prima di elettori e poi di eletti come Macron ha prima sottratto voti alla candidatura socialista di Benoit Hamon e ora inizia sottrarre esponenti al fu partito principale della sinistra francese.
Ieri, per esempio, l’ex premier (di Macron ministro) Manuel Valls ha detto che si candiderà con La République en marche, il nuovo movimento-partito di Macron, perché il Partito socialista è morto. Non si può dire esattamente la stessa cosa per i neogollisti. Intanto perché François Fillon, con il suo 20 per cento, è comunque arrivato terzo al primo turno, in fondo distante poco più di un per cento dalla stessa Le Pen, e con molti più voti del socialista Hamon, giunto quinto con il 6,4 per cento. E il tutto, nonostante l’affaire dell’impiego fittizio per la moglie Penelope, che ha indubbiamente indebolito la candidatura del fino ad allora “impeccabile” Fillon.
Inoltre, il partito di Marine Le Pen ha ancora tratti di impresentabilità e dunque di ineleggibilità per molti elettori moderati di centrodestra. Per queste ragioni, dopo il secondo turno delle presidenziali, Le Pen ha deciso di archiviare il Front national, come anni fa aveva archiviato la leadership del padre Jean-Marie, e di annunciare la nascita di una nuova forza politica in vista delle legislative. Il tempo però è poco. E non basta l’addio della nipote Marion o copiare, ops, ispirarsi a qualche discordo di Fillon per arrivare rinnovati e “votabili” per i moderati transalpini all’appuntamento elettorale di giugno. Serve qualcosa di più strategico rispetto alla buona tattica.
Il ragionamento/monito potrebbe dunque essere replicabile e suonare come consiglio/avvertimento anche per analoghe forze politiche di altri paesi europei, anche molto vicini alla Francia… Certo, c’è da dire che in Francia (come in altri paese europei anche molto vicini alla Francia) le divisioni e le lotte interne e le carenze di leadership e di idee ce la stanno mettendo tutta per favorire, lasciando sgombro il campo, le illusioni sovraniste (il termine populista vuol dire poco o nulla). Agli elettori la sentenza.