Il ritorno (tradizionale o no) di Fini e la Leopolda Blu

Il-brutto-anatroccolo-b“Ho deciso di impegnarmi di nuovo. Ritorno a fare politica attiva anche se con modalità diverse da quelle tradizionali”. Ecco, è lo stesso Gianfranco Fini, già presidente di An, vicepremier e ministro degli Esteri, vicepresidente della Convenzione europea per le riforme e presidente della Camera, a individuare, parlando con il Tg3, il cuore del problema del suo ritorno. Se torna con modalità “tradizionali”, il suo tentativo rischia di avere un effetto malinconia e poco altro, oltre che di dividere ancora di più un campo già abbastanza diviso; se torna con modalità davvero “diverse da quelle tradizionali”, allora il discorso è un po’ differente e si allontana il pericolo del velleitarismo.

Titola il Giornale di oggi: “Ncd adesso flirta con Fini all’insaputa di Alfano” (e questo sarebbe un modo tradizionale di tornare), smentisce subito l’ex ministro Nunzia De Girolamo, parlando con Giovanni Minoli a Mix24 su Radio24 (audio). Qualche domanda potrà essere fatta questa sera a Roma (Utopia lab, via Barberini, 36) a Fabrizio Cicchitto, sospettato dal Giornale di aver incontrato Fini, presente assieme a Deborah Bergamini (Forza Italia) e Angelo Rughetti (sottosegretario per la Semplificazione e la PA), alla presentazione del libro di Andrea Camaiora “Il brutto anattrocolo” (Lindau). “Chi sono e dove vanno i moderati?”. Già, bella domanda. Per ora Matteo Renzi ha trovato qualche risposta all’interrogativo. E per il futuro?

Se Fini interpreta il suo ritorno semplicemente come funzionale al progetto di mettere assieme tutti i “brandelli” di centro e di destra che non ne vogliono più sapere di stare anche soltanto a (ravvicinata) distanza con Silvio Berlusconi (e la nuova Lega antieuro), tra tatticismi, personalismi e retroscena, il tentativo fallirà nelle spire dei rancori passati.

La politica (di oggi, in particolare) non premia i bizantinismi di palazzo. Anzi. Altre voci vedono invece Fini impegnato in un indiretto dialogo a distanza con l’iniziativa di Corrado Passera, che il 14 giugno presenta a Roma la sua Italia Unica. Qui la cosa cambia un po’, per una ragione semplice. Passera decise di restare fuori dall’operazione montiana di Scelta civica perché non la ritenne sufficientemente innovativa. Fini invece fu di quella operazione il principale sconfitto perché escluso dalle liste comuni, a differenza di altri leader nazionali, in particolare dell’Udc. Con il senno di poi quella sconfitta può essere interpretata perfino come una fortuna, visto che, dal punto dell’analisi, prima Fini su Berlusconi e poi Passera su Scelta civica hanno visto riconosciuti alcuni loro meriti. Dal punto di vista dell’analisi però, ora tocca all’azione.

Da tempo Fini ha ripreso a girare l’Italia, anche per presentare il suo interessante libro sul Ventennio berlusconiano, e a utilizzare in modo fresco e genuino i social network. Questi sono modi non tradizionali, magari non per tornare al centro della politica, ma per cominciare a ricostruire. Passera sta cercando di partire (almeno un po’ a prescindere dai palazzi, dalle correnti, dalle sigle e dalle conventicole) con qualcosa di nuovo. La tentazione e l’attrazione della politica da talk show & retroscena resta forte sempre, soprattutto per chi, come Fini, a pane e politica è cresciuto. Ma come dimostra l’ascesa veloce di Renzi oggi vengono premiati i modi non tradizionali per tornare o per partire. Chi li trova, questi modi non tradizionali, anche sul fronte centrodestro, se non vince, almeno esiste. Per esempio una Leopolda Blu…

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